“Una parte delle infrastrutture critiche del nostro Paese si trova sui fondali marini. Il 98% delle telecomunicazioni viaggia attraverso dorsali marine costituite da 552 cavi per oltre 1,4 milioni di chilometri. Si tratta di infrastrutture fondamentali, ma la loro vulnerabilità a eventi naturali, attacchi esterni anche cibernetici o guasti interni, rappresenta una sfida significativa. La protezione, il monitoraggio e la manutenzione di queste strutture sono essenziali per garantire la sicurezza energetica, la comunicazione globale e la gestione sostenibile di tutte le nostre risorse”.
A parlare è il presidente del Comitato di direzione strategica del Polo nazionale della dimensione subacquea, Giuseppe Berutti Bergotto, in audizione ieri presso la commissione Difesa in Senato, sul Documento programmatico per la Difesa relativo al triennio 2024-2026.
La natura strategica delle infrastrutture sottomarine
“Oggi circa il 20% dei fondali marini è noto e solo per il 2% esiste una mappatura accurata. Solo quattro anni fa la percentuale si fermava al 6%, quindi la tecnologia ci ha permesso in un breve di telo di aumentare la conoscenza del fondale”, ha precisato Berutti Bergotto, citando il progetto Seabed 2030, che “ha l’ambizioso obiettivo di creare una mappa ad alta risoluzione di tutti i fondali oceanici al 100%. Conoscere a fondo la conformazione degli oceani è fondamentale per comprendere le aree, la previsione di tsunami, le risorse ittiche, il trasporto di sedimenti, il rischio geografico sottomarino, i cambiamenti climatici. Dalla capacità di proteggerlo, preservarlo e valorizzarlo dipenderà il futuro dell’Italia, il cui sviluppo economico è legato alla libertà e alla sicurezza dell’utilizzo del mare sotto e sopra la superficie. Serve un equilibrio tra l’esigenza di approvvigionamento delle materie prime e l’esigenza di preservare la biodiversità marina”.
Berutti Bergotto ha poi spiegato che “il Mediterraneo è una regione strategica per l’accesso alle materie prima sia per i depositi presenti sia per la sua posizione di snodo commerciale. La territorializzazione è il processo attraverso cui gli Stati e gli altri attori cercano di controllare risorse e rotte strategiche, portando spesso a gravi tensioni geopolitiche. L’underwater si è rivelato nuova frontiera di scontro e di dispute a livello geopolitico. Ad oggi solo il 20% del Mediterraneo è escluso da dispute”.
L’importanza del Polo nazionale della dimensione subacquea
Quindi “il Polo rappresenta un’iniziativa strategica per l’Italia, volta a consolidare la leadership nazionale nel settore subacqueo attraverso la collaborazione tra enti pubblici e privati, la promozione della ricerca e dell’innovazione tecnologica e il rafforzamento della competitività industriale”, ha continuato Berutti Bergotto. “L’incoraggiante risposta ai bandi conferma che la prua è verso la giusta direzione. Dobbiamo proseguire a ritmo serrato per raggiungere la piena operatività del Polo già partire dal 2026, ovvero gestire un minimo tra 12 e 15 contemporaneamente. La tecnologia viaggia a velocità sostenuta e noi dobbiamo decidere se gestire l’innovazione o subirla. La concorrenza da parte di altri Paesi è aggressiva”.
Per il manager “a oggi non si può immaginare un modello più efficace per far fronte alle esigenze della dimensione subacquea, ma affinché funzioni è necessario garantire adeguate risorse finanziarie, coerenti con le attribuzioni e il livello di ambizione del Polo. È necessario un impegno corale del Paese per individuare tutte le possibili opportunità di finanziamento“.
Più nel dettaglio, Berutti Bergotto ha spiegato che “se le risorse stanziate ad oggi ci consentono di sostenere le progettualità del Pns per tutto il 2025 e il 2026, permane l’esigenza di individuare ulteriori risorse a partire dal 2027, quando saranno avviate le fasi di produzione, prototipizzazione e sperimentazione dei circa 12-15 progetti di ricerca che a regime pensiamo di portare avanti. Dal 2027 in poi andiamo in carenza di risorse finanziarie a meno che non ci sia un intervento. Abbiamo previsto che a regime la spesa annua si attesti sui 50 milioni, i bandi sono cofinanziati al 50%”.
Coinvolgere le Regioni per aumentare l’accesso ai fondi
Il problema dunque è quello di aumentare la dotazione finanziaria nel lungo termine, ma Berutti Bergotto ha già un piano: “In questo periodo ho cercato di avvicinare al Polo anche le Regioni. Le Regioni di solito hanno dei fondi che investono per le attività sul territorio. Il Polo attualmente ha un accordo di collaborazione con il Friuli Venezia Giulia, firmato di recente ma retroattivo dal 2024 per il 2025 e ci consente circa un milione l’anno che utilizziamo per le industrie con sede in quella regione. Stiamo valutando due accordi con la Liguria e il Lazio. La mia intenzione è andare in Conferenza Stato-Regioni per presentare questo progetto e vedere se ci sono altri interessi”.
Rispetto alle voci di spesa, ci sono già delle priorità ben identificate. “Un veicolo subacqueo autonomo e modulare multimissione e un’infrastruttura di rete subacquea ci servono subito per lavorare”, ha detto Berutti Bergotto. “Il veicolo ci permette di andare sul fondale, controllare, operare, riparare se necessario. Le caratteristiche devono garantire elevata autonomia per operare sott’acqua per un lungo periodo. La rete deve consentire le comunicazioni. Oggi le comunicazioni vengono fatte attraverso dei cavi, si vuole invece utilizzare una rete di sensori subacquea per non costringere il veicolo a parere troppo tempo. Per raggiungere questi due obiettivi bisogna sanare alcuni gap tecnologici”, ha chiosato il presidente.