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Riassetto Tlc, Assoprovider rivendica un ruolo: “Olo strategici per digitale italiano”

Il presidente Dino Bortolotto: “Eventuali modifiche dello scenario di settore devono prevedere il coinvolgimento delle Pmi delle comunicazioni”

Pubblicato il 22 Nov 2018

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Rete unica, i provider indipendenti chiedono di essere coinvolti nel processo. Emerge dalla nota di Assoprovider, l’associazione che raccoglie oltre 200 aziende del comparto Tlc, che sottolinea il ruolo dei provider nel processo di digitalizzazione dell’Italia. Gli Olo, scrive l’associazione, “hanno dimostrato, con i fatti, di essere attori in grado di ridurre i problemi digitali del Paese proprio dove è più difficile farlo. Hanno portato Internet ovunque nonostante i diversi lacciuoli legislativi (fuori dalle regole europee) mai rimossi o corretti, che li costringono ad operare in svantaggio competitivo rispetto ai pochi grandi operatori nazionali”. Per questo il presidente Dino Bortolotto chiede il coinvolgimento dei player “nel processo che permetta di scegliere una strategia che sia realmente efficiente ed efficace per gli interessi di tutti i cittadini, rivendicando il diritto di tutelare migliaia di posti di lavoro giovanile qualificato e garantire in ogni sede la corretta applicazione delle regole di trasparenza, parità di trattamento e non discriminazione, vigenti nel Mercato europeo”.

La rete unica potrebbe “mutare drasticamente le condizioni operative – dice l’associazione – non solo dell’incumbent e/o dei grandi Olo, ma soprattutto, quelle di migliaia di Operatori alternativi distribuiti sull’intero Paese. Si tratta del destino di Pmi che nei decenni trascorsi, dalla liberalizzazione del settore nel 1997 ad oggi, sono cresciute significativamente sia in numero di utenze servite, di migliaia di giovani occupati e di fatturati, con un’importante incidenza nell’indotto, rappresentando una dimensione economico industriale di tutto rilievo”.

Le Pmi delle Tlc “sono cresciute significativamente sia in numero di utenze servite, di migliaia di giovani occupati e di fatturati, con un’importante incidenza nell’indotto, rappresentando una dimensione economico industriale di tutto rilievo“, scrive l’associazione. Dunque “per il bene del Paese non può essere ignorata, essendo costituita dagli unici operatori che non hanno mai utilizzato un solo euro pubblico, pur avendo infrastrutturato a loro spese in tutti i territori del Paese, specialmente nelle cosiddette aree C/D, da sempre dichiarate a fallimento di mercato dall’incumbent e dai grandi operatori”.

“Le nostre Pmi – scrive l’associazione – da sempre non hanno pregiudizi o preconcetti sulla politica industriale né sull’innovazione nel settore delle TLC, ma ritengono che non si possa pensare di modificare

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