L’INTERVENTO

Ribera: “Regole concentrazioni devono evolvere e serve riforma sugli aiuti di Stato”



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In una doppia intervista concessa al Financial Times e El Pais, la Commissaria designata all’Antitrust delinea la strategia in materia di concorrenza: “Bisogna aiutare le aziende a scalare con un approccio step by step per eliminare gli ostacoli all’innovazione e rafforzare la debole competitività nei confronti di Stati Uniti e Cina. Ma i problemi non si risolvono con quattro campioni nazionali”

Pubblicato il 20 set 2024



Europa – Commissione Ue – Unione europea 3

“Riformeremo le regole della concorrenza per guadagnare agilità e concentrare gli sforzi per dare all’industria una dimensione strategica europea. La cassetta degli attrezzi va aggiornata. Ma la competitività dell’Europa non si risolve con tre o quattro campioni nazionali. Abbiamo bisogno di una dimensione per competere sui mercati internazionali, ma abbiamo anche bisogno che il mercato interno funzioni, con un ecosistema imprenditoriale in cui le cose siano ragionevolmente equilibrate”.

A dirlo è la vicepresidente della Commissione europea designata per la Concorrenza e il Green Deal, Teresa Ribera, in una doppia intervista concessa a El Pais e al Financial Times. La socialista spagnola ha difeso l’idea di una riforma degli aiuti di Stato che non vada però a vantaggio solo di alcuni Paesi ma che tenga conto degli interessi europei nel complesso.

Le concentrazioni devono aiutare le società a raggiungere la giusta scala

Sulle regole dedicate alle concentrazioni, e qui il pensiero corre anche al mercato delle telecomunicazioni, Ribera ha detto che dovranno “evolvere” per aiutare le società a raggiungere una scala per affrontare i rivali globali con un approccio “passo dopo passo” alle riforme per eliminare gli ostacoli all’innovazione e rafforzare la debole competitività della Ue nei confronti di Stati Uniti e Cina.

“C’è un aspetto delle relazioni di Mario Draghi ed Enrico Letta che mi piace particolarmente: gli aiuti di Stato sono stati tradizionalmente nell’interesse nazionale, mentre noi dobbiamo orientarci verso progetti di interesse europeo”, ha affermato Ribera, sottolineando che “si dovrebbe trarre insegnamento dall’aver applicato un regime eccezionale di aiuti di Stato di fronte alla crisi energetica, o da un regime accelerato che non necessita di altrettanta supervisione per gli investimenti nella decarbonizzazione o nel clima”, precisando che “dobbiamo poi cercare di accorciare i tempi per le fusioni“.

Il punto di vista di Draghi sul consolidamento delle Tlc

Secondo Mario Draghi il consolidamento del mercato Tlc rappresenta “l’iniziativa cardine” per realizzare un vero Mercato Unico, senza sacrificare il benessere dei consumatori e la qualità del servizio. Per incoraggiare il consolidamento si raccomanda di definire i mercati delle telecomunicazioni a livello Ue anziché di singoli Stati membri e di aumentare il peso degli impegni in termini di innovazione e investimenti per facilitare l’approvazione delle fusioni.

La regolamentazione ex ante a livello nazionale, inoltre, dovrebbe essere ridotta a favore del modello ex post: questa l’altro pilastro per favorire la trasformazione del comparto necessaria per spingere i progetti di digitalizzazione. Vanno inoltre armonizzate le regole a livello continentale a partire dall’assegnazione delle licenze per lo spettro radio. E si raccomanda la creazione di un organismo a livello Ue a partecipazione pubblico-privata per la messa a punto di standard tecnici omogenei per il deployment delle Api di rete e dell’edge computing, come è avvenuto per il roaming negli anni ’90.

Le posizioni delle associazioni degli operatori

Gsma e Connect Europe, che rappresentano i grandi operatori di telecomunicazioni europei (inclusi gli ex incumbent), concordano con Draghi nel dire che occorre ridurre la frammentazione sul mercato delle Tlc, anche con una nuova legge di settore, e favorire le regole ex post e riequilibrare il rapporto con le big tech.

Per Ecta, invece, che riunisce gli operatori innovativi, il Rapporto sulla competitività propone una visione unilaterale del settore delle telecomunicazioni, sbilanciato verso gli interessi delle grandi aziende che rischia di ridurre la concorrenza e l’innovazione e di far salire i prezzi per imprese e consumatori.

L’urgenza di passare all’azione

Secondo gli analisti di Intermonte, “l’agenda di Ribera sembra ben allineata con i temi principali evidenziati da Draghi nel suo recente rapporto sulla competitività in Europa. Il punto chiave comune è l’urgenza di promuovere un consolidamento sia a livello nazionale che transnazionale per ridurre il numero di operatori in Europa, migliorando al contempo la redditività del settore attraverso politiche mirate a una migliore allocazione del capitale, evitando sprechi e competizione infrastrutturale, estendendo le licenze per lo spettro e aumentando i rendimenti sugli investimenti”. In questo scenario “sarà fondamentale superare le resistenze degli operatori minori e delle associazioni come Ecta, che hanno criticato il rapporto Draghi per essere troppo sbilanciato verso le grandi aziende, sostenendo che un consolidamento eccessivo del mercato potrebbe ridurre la concorrenza e l’innovazione, con un potenziale aumento dei prezzi per imprese e consumatori. In uno scenario di consolidamento in Italia, non escludiamo un ruolo chiave per Trim ServCo come auspicato dallo stesso ceo Labriola”.

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