Qualsiasi manovra di risanamento del bilancio pubblico deve essere
accompagnata da azioni concrete per un rilancio dell’economia. In
questo contesto gli investimenti nelle telecomunicazioni e
nell’Ict rappresentano un fattore importante di crescita del
prodotto interno lordo, come ha ribadito anche il presidente
dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado
Calabrò in una segnalazione al Governo e al Parlamento.
In realtà, in Italia, la gara per l’Lte sta determinando un
onere consistente per gli operatori mobili. Il costo dello spettro
a 800 MHz recentemente aggiudicato è superiore a quanto pagato per
le stesse frequenze negli altri Paesi europei con l’aggiunta che
in Italia tali frequenze saranno disponibili solo all’inizio del
2013.
Se da un lato quindi vengono quindi sottratte al settore risorse
rilevanti, la forte competizione continua ad alimentare la discesa
dei prezzi dei servizi.
Si tratta di due condizioni che rischiano di provocare un ritardo
negli investimenti per le nuove reti proprio nel momento in cui la
richiesta di capacità di trasporto dei dati, soprattutto in
mobilità, sta aumentando.
In Italia inoltre c’è un grande bisogno di recuperare il ritardo
digitale e cioè di far crescere la cultura digitale, di portare le
imprese a investire in Ict per recuperare competitività, di
modernizzare e semplificare con l’Ict la Pubblica
Amministrazione. Questa è la via maestra per innescare processi
virtuosi di crescita e la priorità su cui dovrebbero concentrarsi
le scelte di politica industriale.
Per quanto riguarda le infrastrutture, è opportuno lasciare alla
libera iniziativa privata la realizzazione delle reti nelle aree ad
elevata concorrenza e prevedere misure di sostegno pubblico nelle
aree a fallimento di mercato.
Tutto questo deve essere accompagnato da un impianto regolatorio e
normativo chiaro coerente con le dinamiche del mercato che
incentivi gli investimenti, che salvaguardi la concorrenza e che
elimini le asimmetrie nazionali ed internazionali.