Fare il tagliando alla crescita significa introdurre nella manovra
e nella politica industriale un quoziente di sviluppo di cui il
Paese ha assolutamente bisogno per recuperare equilibrio e
credibilità. Non c’è alcun dubbio che qualsiasi prospettiva di
modernizzazione del Paese passi attraverso lo sviluppo
dell’Italia digitale. Questo è il driver necessario per il
duplice effetto che si può determinare sul Pil e
sull’occupazione. Ce lo dimostrano Paesi emergenti come India,
Brasile e più recentemente la Cina, che hanno seguito un percorso
dove le risorse alle nuove tecnologie sono riuscite a risvegliare
il tessuto economico e sociale. E questa è anche la strategia
dell’Amministrazione Obama che cerca di coniugare il rigore dei
conti pubblici con un significativo impiego di nuove risorse
nell’innovazione e nella ricerca.
In Italia queste priorità sono state malauguratamente messe in
disparte e, l’innovazione che fino a pochi anni fa era
considerata un valore di riferimento, è stata accantonata dalla
politica industriale. Se non vogliamo compromettere la storia di un
Paese laborioso e la forza dell’intero sistema industriale
dobbiamo rilanciare con vigore lo sviluppo dell’Italia digitale
cominciando a incidere profondamente nella Pubblica
Amministrazione. Ma oltre a incrementare la diffusione della banda
larga nell’apparato centrale e periferico dello Stato per offrire
servizi più efficienti ai cittadini, dobbiamo chiedere a chi si
adopera per fare il “tagliando alla crescita” che interventi di
alleggerimento almeno parziale del carico fiscale (come nel caso
dell’Irap) sono vitali per un settore come l’Ict dove operano
imprese labour intensive.
E a questo occorre aggiungere la necessità di introdurre regole di
certezza e garanzie precise. Mi riferisco al tema dolente dei
pagamenti sul quale si infrangono le prospettive di sopravvivenza
di molte imprese; e mi riferisco anche alla necessità che nuove
regole guidino l’Amministrazione pubblica nelle gare finalizzate
all’introduzione delle nuove tecnologie. Da troppo tempo
assistiamo a una guerra selvaggia sui prezzi ed è necessario che
le Commissioni aggiudicatrici degli appalti esprimano livelli più
alti di competenza. C’è poi un corollario finale, per nulla
irrilevante, che è rappresentato dal ruolo delle banche a sostegno
dei progetti di molte imprese. Il problema non è soltanto di
credito, che vediamo inaridirsi per difficoltà non solo italiane,
ma anche di incentivi alle concentrazioni societarie e di aiuto
concreto a tutte le operazioni che possono contribuire a rafforzare
lo sviluppo delle imprese.