“Il digital divide non è soltanto una barriera fisica alla
diffusione dell’accesso alla rete ed alla banda larga, è
soprattutto una condizione mentale. Questo concetto è stato
recentemente espresso dal Ministro Brunetta ed è pienamente
sottoscrivibile.
Il nostro Paese soffre di un’endemica analfabetizzazione
informatica e la prima misura da prendere è il sostegno alla
formazione dei cittadini all’uso degli strumenti di
comunicazione. Siamo il primo Paese per numero di cellulari pro
capite ma siamo tra gli ultimi per connessione e utilizzo della
rete. È chiaro che in queste condizioni gli operatori si trovano
in difficoltà se chiamati ad investire pesantemente nella banda
larga. Perché dovrebbero spendere dei soldi in un prodotto che non
“vende”? L’investimento finalizzato allo sviluppo
generalizzato spetta alla cosa pubblica. Ci attendiamo un segnale.
Perché non essere coraggiosi? Perché non avviare un grande
progetto che coinvolga sinergicamente Istruzione, Pubblica
Amministrazione, Sviluppo Economico e Innovazione? Perché non
pensare ed avviare un unisono di intenti di modernizzazione
infrastrutturale per affiancare veramente il tessuto industriale e
produttivo italiano? La crisi mondiale inizia a mostrare segni di
indebolimento, ed è proprio ora che bisognerebbe essere più
audaci e spingersi verso un investimento che guarda realmente al
futuro. Gli auspicati 2 megabit nel 2012, sarebbero già
insufficienti oggi, figuriamoci tra 4 anni. Si tratta di avere
visioni e ideare modelli di business remunerativi sia per i
privati, gli operatori, che per lo Stato che guadagnerebbe
attraverso l’aumento di molti punti di Pil. L’investimento per
il ponte sullo Stretto di Messina costa più di tre volte degli 800
milioni di euro previsti per il progetto banda larga: mi piacerebbe
ragionare sul paragone del Roi e sull’impatto sul Pil di questo
faraonico investimento. La tecnologia non è un problema. Abbiamo
tutto il necessario per realizzare qualsiasi tipo di rete. Il
mercato dell’Ict è pronto a fornire qualunque soluzione di
comunicazione. Il problema è il modello al quale ci si vuole
rifare e la volontà di sostenere gli investimenti necessari per
imprimere al tessuto produttivo italiano la spinta necessaria per
mettersi al passo degli altri Paesi occidentali.
Rigoni (Nsn): il coraggio di osare nell’innovazione
Ancora un intervento al nostro Forum sull’Ict. Secondo il Country Director di Nsn, Federico Rigoni, “il nostro Paese soffre di endemica analfabetizzazione informatica. La prima misura da prendere è il sostegno alla formazione dei cittadini all’uso degli strumenti di comunicazione”
Pubblicato il 09 Ott 2009
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