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Roaming, Ue spaccata sulle tariffe all’ingrosso

Al Consiglio Ue si tenta un’intesa tra i Paesi del Sud che premono per prezzi più alti e quelli del Nord – Danimarca in testa – che puntano a tutelare al massimo i consumatori

Pubblicato il 01 Dic 2016

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Mancano poco più di sei mesi alla fine del roaming ma i i 28 Paesi Ue ancora non hanno trovato la quadra sulle tariffe wholesale che gli operatori praticheranno gli uni nei confronti degli altri per l’utilizzo delle infrastrutture al di fuori dei territori di competenza. Domani la questione sarà sul tavolo del Consiglio Ue, in una riunione dedicata proprio alle Telecomunicazioni.

Il Parlamento europeo ha approvato nei giorni scorsi un testo che prevede tetti alle tariffe che gli operatori potranno applicare ai loro concorrenti stranieri, ma c’è una differenza di vedute fra i paesi del nord Europa, dove normalmente le tariffe sono più basse, e quelli del sud, soprattutto turistici come Italia e Spagna, i cui operatori beneficiano dei flussi estivi di turisti stranieri.

Secondo la proposta di compromesso avallata dal Parlamento, i limiti sono di 0,03 euro per chiamata vocale (sotto i 0,04 proposti dalla Commissione), un calo graduale da 4 a 1 euro per gigabyte (invece di 0,0085 per megabyte) e di 0,01 euro per i messaggi di testo (come proposto dall’esecutivo). Secondo indiscrezioni trapelate sulla stampa ci sarebbero pressioni da parte di alcuni paesi al fine di ottenere tetti più alti per non ridurre i margini degli operatori.

Domani i 28 dovrebbero cercare un”approccio generale”, con l’obiettivo di arrivare a un accordo su questo tema all’ inizio dell’anno prossimo. Quanto alla seconda questione, la cosiddetta “fair use policy”, punta ad evitare possibili abusi derivanti dalla fine del roaming e dalle notevoli differenze fra le tariffe praticate nei vari paesi. Lo scorso settembre la Commissione ha stabilito che i cittadini europei che viaggeranno in Europa dopo il 15 giugno 2017 potranno beneficiare della fine del roaming senza limiti di tempo. E’ però allo studio una proposta che chiarirà alcune situazioni specifiche: l’esecutivo sta consultando operatori e paesi, con la obiettivo di “rafforzare la protezione dei consumatori evitando al tempo stesso gli abusi che possano aumentare i prezzi domestici”, riferisce un portavoce dell’esecutivo. Questa proposta, su cui circolano preoccupanti indiscrezioni (per esempio, si è detto che si potrebbe far pagare un extra a chi beneficia di abbonamenti con internet senza limiti oppure ridurre il massimale delle carte prepagate), dovrà essere decisa dal collegio dei commissari, dopo un ulteriore confronto con i 28 previsto per il 7 dicembre.

La Commissione è decisa a mantenere l’impegno a presentare la proposta il 15 dicembre, ma molto dipende dall’esito della precedente consultazione con il Consiglio. La difficoltà riguarda soprattutto il permanere di grandi differenze fra I prezzi fra i paesi, giustificate dai contesti diversi sia per la domanda che per la offerta e anche per le infrastrutture. Secondo le stime della Commissione, il costo medio per la uso di un telefono portatile varia dal minimo di 3,7 euro al mese in Lettonia al massimo di 23,8 euro in Irlanda (11,7 in Italia). Inoltre, uno studio del febbraio 2015 mostra che la offerta è molto diversa e i forfait mensili costano da un minimo di 12 euro in Estonia a un massimo di 81 euro in Grecia per 1 gigabyte, 600 minuti di chiamata e 225 sms. L’Italia è nella fascia bassa dei prezzi con 17,54 euro.

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