CONSIGLIO UE

Roaming zero, Giacomelli: “Puntiamo a testo condiviso”

Il sottosegretario alle Comunicazioni: “L’Italia non ha chiesto un rinvio. Sta cercando di favorire il migliore punto di sintesi tra le diverse posizioni”

Pubblicato il 26 Set 2014

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“La Presidenza italiana non ha proposto alcun rinvio della fine del roaming e, anzi, intende
arrivare a fissare nel testo una data certa”. A tornare sul caso “Roaming zero”, dopo l’anticipazione data dal Financial Times nell’edizione dello scorso lunedì, è Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni.

Rispetto al pacchetto Tlc in discussione tra gli stati membri, che sarà affrontato nella riunione informale del Consiglio sulle telecomunicazioni previsto per il 2 e 3 ottobre a Milano, Giacomelli sottolinea in una nota che “l’Italia sta cercando di favorire il migliore punto di sintesi tra le diverse posizioni”, in un clima generale di collaborazione, con “l’intenzione di approdare a un testo condiviso”.

Quanto alla clausola di “fair use” del roaming, “è stata giudicata da tutti gli Stati membri positivamente – prosegue Giacomelli, ma richiederà un ulteriore approfondimento”. La clausola prevede che l’uso del cellulare all’estero sia soggetto alle stesse tariffe di quelle domestiche solo fino a un certo volume di traffico, dopodiché entrerebbero in vigore le tariffe più care del roaming, come è il caso al momento.

La presidenza italiana propone che l’uso ragionevole sia calcolato sulla base “del consumo domestico medio annuo nell’Ue” di telefonate, sms e dati. Ma “in un periodo iniziale” il roaming alle tariffe domestiche sarebbe limitato “a una frazione del consumo domestico medio giornaliero”, per poi crescere progressivamente. La misura nasce per mettere un limite al cosiddetto “arbitraggio” delle Sim, la possibilità cioé per gli utenti di acquistare le sim nei paesi dove le tariffe sono meno costose, ad esempio nei paesi dell’Est europeo, per poi utlizzarle nelle aree di mercato dove i prezzi sono più alti.

Gli stati membri non sono tutti d’accordo, e tra loro c’è sia chi vorrebbe indicare la strada da seguire, ma senza fissare una deadline, sia chi vorrebbe mantenere l’indicazione del 15 dicembre. In questo quadro l’Italia sostiene che una data debba essere fissata, considerando le esigenze di tutti i Paesi, quelle di regolare il mercato in modo equilibrato, e tenendo nella dovuta considerazione anche le perplessità degli operatori, da sempre fermamente contrari all’abolizione del roaming. Una contrarietà motivata dal fatto che l’azzeramento del roaming causerebbe un’ulteriore diminuzione nelle entrate degli operatori, in una situazione congiunturale di mercato già problematica. Il tentativo è quello di arrivare al risultato in maniera graduale, senza creare scompensi sul mercato, ma in ogni caso trovando una posizione condivisa sulla limite di tempo che servirà per la transizione.

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