Romani: a rischio la rete italiana se Telecom passa di mano

Il viceministro alle Comunicazioni: “L’italianità della governance significa poteri di selezionare la priorità degli investimenti. Una proprietà orientata solo ad affari e profitti, potrebbe spostare gli investimenti fuori dall’Italia”

Pubblicato il 22 Gen 2010

"Riteniamo che sull'italianità della rete il Governo
debba dire quello che pensa" e "l'italianità della
governance significa poteri di selezionare la priorità degli
investimenti. Se avessimo una governance non strettamente italiana
e che sia solamente orientata ad affari e profitti, potrebbe
decidere per esempio di fare investimenti in Brasile e non in
Italia". Lo ha detto Paolo Romani, vice
ministro delle Comunicazioni, riferendosi alle voci di fusione tra
Telecom e Telefonica, peraltro smentite dai soci di Telco. "In
Italia – ha aggiunto – abbiamo bisogno di un enorme investimento
con il coinvolgimento di privati e Governo e mi sembra inevitabile
che anche il Governo dica la sua".

Sottolinea il rischio di un impatto negativo sugli investimenti in
Italia il presidente del gruppo Pdl alla Camera, Fabrizio
Cicchitto
: "Cosa possiamo aspettarci da questa
fusione? Il rischio che noi vediamo – ha detto Cicchitto – è che
da questa fusione possa esservi un interesse soprattutto alla
gestione di cassa non avendo la possibilità di trovare la
crescita. Quindi c'è il rischio di vedere una riduzione degli
investimenti in Italia. Ecco: questo rischio va
scongiurato".

Cicchitto lo ha detto aprendo un convegno organizzato dalla
fondazione che presiede, Riformismo & Libertà, sul tema dei
progetti in Italia per sviluppare la banda larga. Per Cicchitto il
rischio di un freno agli investimenti in Italia deriva dal fatto
che "se tale fusione avvenisse sarebbe il primo caso in Europa
di una fusione tra due ex monopolisti", quindi di due
operatori che "entrambi non hanno capacità-possibilità di
crescere sul mercato interno".

Per l'esponente del Pdl "più che i temi di italianità
della rete, la cosa più grave sarebbe quella di vedere il nostro
Paese arretrare per via di un mancato interesse, ma non perché non
sono italiani, non per motivi di nazionalismo, ma per motivi
strategici aziendali".

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