Romani: “Faremo la Bulgaria digitale”

Via al memorandum di intesa fra il ministro dello Sviluppo economico e il collega bulgaro Aleksandar Tsvetkov. L’Italia aiuterà il Paese nel passaggio al digitale terrestre e nella messa a punto del piano per la realizzazione delle nuove reti in fibra

Pubblicato il 01 Dic 2010

Bulgaria digitale, banda larga e Corridoio 8: questi i temi che il
ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha discusso oggi
con il collega bulgaro Aleksandar Tsvetkov in chiusura della sua
visita a Sofia. “Abbiamo parlato di un grande progetto il
passaggio della Tv bulgara dall'analogico al digitale previsto
per il 2015, dove ci piacerebbe essere a fianco del governo
locale” ha detto Romani, aggiungendo che “la proposta è stata
accolta con grande interesse”.

In occasione dell’incontro è stata decisa la creazione di un
gruppo di lavoro per preparare un memorandum d'intesa che
permetta ai due Paesi di cooperare non soltanto per il passaggio al
digitale terrestre della Tv, ma anche per la banda larga e
l'estensione delle reti in fibra ottica. “Vogliamo fare la
Bulgaria digitale così come da noi abbiamo fatto l'Italia
digitale”, ha incalzato Romani.

I due ministri hanno discusso anche le possibilità di
partecipazione di imprese italiane nell'ammodernamento delle
ferrovie bulgare nella realizzazione del progetto europeo del
Corridoio 8. Incontrando i giornalisti, Romani è tornato anche sul
tema dei gasdotti, ricordando la firma ieri sera a Sofia
dell'accordo per la costruzione e gestione del gasdotto Igb
(Interconnector Greece-Bulgaria) che fornirà gas naturale alla
Bulgaria dalla Grecia e che fa parte del progetto Itgi
(Interconnessione Turchia-Grecia-Italia).

“Per quanto riguarda l'Italia, oggi l'Itgi è
d'interesse più ravvicinato, dovrà essere operativo nel 2016
con una portata per l'Italia di otto miliardi di metri cubi”,
ha detto, rispondendo a una domanda se ci sia concorrenza tra Itgi,
Nabucco e South Stream. “Stabilire oggi una priorità mi sembra
molto difficile, inizialmente sembrava che Nabucco e South Stream
fossero in competizione perché nascevano con due filosofie diverse
e anche i protagonisti erano differenti'.

“A questo punto invece – ha aggiunto – tutti partecipano a tutto:
il problema è capire se 30 miliardi di metri cubi, che sono la
portata sia dell'uno sia dell'altro progetto, siano
sufficienti anche per i prossimi anni per gli utenti finali”.

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