Romani: l’Italia non è la Cenerentola della banda larga

Il viceministro alle Comunicazioni: “In linea con gli altri Paesi: il 45% di famiglie ha un collegamento a Internet veloce”. Ma intanto la Ue ammonisce: nessuna azienda europea nella top ten delle Ict mondiali, senza sviluppo delle Ngn a rischio esclusione digitale

Pubblicato il 04 Mag 2010

L'Italia “non è la Cenerentola d'Europa per la banda
larga ma è assolutamente in linea con gli altri: il 45% delle
famiglie hanno un collegamento in banda larga” a cui si
aggiungono gli “oltre 15 milioni di smartphone” anche questi
usati per navigare. Il vice ministro allo sviluppo economico, Paolo
Romani, fa il punto sullo stato digitale in Italia in occasione
della conferenza nazionale di Dgtvi. “I collegamenti a banda
larga nel 2009 sono cresciuti del 9,2%, ora sono 12,4 milioni le
linee fisse. Le chiavette sono 4,7 milioni, 3,3 milioni quelle per
le famiglie e 1,4 milioni quelle per le imprese” ha dettagliato
Romani.

Ma intanto la Commissione Ue lancia il suo monito: nemmeno
un'azienda europea è nella top ten di quelle di maggior
successo (ai primi posti Google, Amazon, eBay e Facebook) e arranca
anche sulla penetrazione della fibra ottica.

La Commissione Ue, il 12 maggio, approverà il piano per rilanciare
lo sviluppo della rete, sia nei contenuti che nelle infrastrutture,
per dare a tutti gli europei internet veloce (sopra i 30 Mbps)
entro il 2020 e sbloccare un potenziale di un milione di posti di
lavoro.

Il settore dell'Ict è responsabile del 4,8% del Pil europeo –
circa 660 miliardi di euro all'anno – e contribuisce per il 30%
alla crescita della produttività, aiutando le industrie a
innovarsi grazie alle nuove tecnologie. Ma sono ancora parecchi gli
ostacoli che impediscono all'Europa di mettersi in riga con lo
sviluppo tecnologico del resto del mondo: al momento è ultima tra
i principali Paesi del G20 con meno dell'1% di penetrazione
della fibra ottica (in Usa e' al 2%, in Giappone al 12% e in
Corea al 14%).

Per questo Bruxelles chiederà agli Stati membri di spingere sulle
reti di nuova generazione – abbassando i costi amministrativi – con
l'obiettivo di dare a tutti la banda larga entro il 2013 ed
entro il 2020 internet sopra i 30 Mega. Mentre sopra i 100 Mbps ad
almeno il 50% degli europei.

Un ruolo chiave sarà giocato dalle tecnologie mobili che, spiega
la Commissione, grazie a politiche di liberazione dello spettro
reso disponibile dal dividendo digitale, aiuteranno a garantire la
copertura nelle aree dove lo sviluppo delle infrastrutture è
piu' difficile.

Anche per quanto riguarda i contenuti, l'Europa deve ancora
abbattere qualche muro per costruire un mercato unico e poter
fornire la stessa offerta a tutti i cittadini. La musica online è
ostaggio di un complesso sistema di licenze che cambia da Paese a
Paese. E rende difficile per distributori come iTunes e Amazon
offrire la stessa scelta in tutti i 27.

Si tratta di un problema che esiste per la diffusione online di
tutti i contenuti dell'industria creativa protetti da
copyright, un sistema che con l'arrivo dell'iPad farà
sentire ancor di piu' i suoi limiti, costringendo la Apple a
negoziare la diffusione di contenuti in ogni singolo Paese europeo
e quindi impedendo ai cittadini Ue di avere accesso agli stessi
contenuti. Per questo, spiega Bruxelles, occorre affrontare il
problema dei diritti d'autore, pensando ad un sistema europeo
di licenze che semplifichi le regole e salvaguardi allo stesso
tempo gli interessi dei proprietari dei contenuti. E la Commissione
proporrà una direttiva sulla gestione collettiva dei diritti già
l'anno prossimo.

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