“Abbiamo tutti interesse che Telecom Italia cresca e lo faccia
con le proprie gambe. Tuttavia, Telefonica è un operatore
ingombrante che non ne ha favorito la crescita all’estero che
invece è indispensabile per poter investire in Italia”. Il
ministro del Welfare Maurizio Sacconi contro gli spagnoli, maggior
azionista di Telco, la finanziaria che controlla l’incumbent
italiano, è netto e fa trasparire apertamente i non buoni rapporti
che vigono tra governo e Telefonica.
Ma Sacconi, che ha approfittato della presentazione di un libro sui
10 anni di Fastweb per esprimere le sue opinioni, è freddo anche
sull’esigenza di stanziare i fondi necessari al decollo del piano
Romani-Brunetta contro il digital divide: “Cosa sono 800 milioni
quando ogni anno si investono già sei miliardi nella banda larga?
– si chiede il ministro – Tanto più se quegli 800 milioni sono
destinati ad essere spalmati su più anni. Si è creata troppa
ingiustificata attesa per questo stanziamento”.
La freddezza di Sacconi è motivata anche per una diffidenza verso
le politiche pubbliche di politica industriale. “Quando sento
parlare oggi di politica industriale mi tornano alla mente tutti
gli sprechi e le iniziative sbagliate fatte negli anni ’70 sotto
questo slogan”, osserva il ministro del Welfare secondo cui il
ruolo più importante che lo Stato può svolgere è quello di
“stimolare la domanda”. Anche attraverso la digitalizzazione
della pubblica amministrazione e dei servizi in aree chiave come la
sanità, la scuola, la giustizia. “Nelle mie zone – spiega –
abbiamo investito in tecnologie Ict per la sanità quello che
abbiamo risparmiato chiudendo ospedali ridondanti e costosi”.