Solo saliti a un miliardo di euro i fondi pubblici utilizzabili per estendere la banda larga e larghissima nelle zone a fallimento di mercato, grazie a nuovi contributi che arrivano dalle Regioni. «In particolare nuove risorse sono state appena trovate per la banda larghissima, adesso a quota 593 milioni di euro (le ultime stime precedenti li ponevano a 447 milioni di euro, Ndr)», dice Roberto Sambuco capo dipartimento delle comunicazioni presso lo Sviluppo economico, in un’intervista che comparirà domani su agendadigitale.eu-Corriere delle Comunicazioni e che verte a tutto tondo sulle misure dell’Agenda Digitale italiana, presente e futura.
«A questo si sommeranno i fondi dei privati che parteciperanno ai bandi pubblici per la copertura. Arriveranno nei prossimi mesi inoltre altri finanziamenti europei, per circa un altro miliardo. Considerati anche i piani commerciali degli operatori, siamo fiduciosi di riuscire a soddisfare gli obiettivi dell’Agenda digitale: 30 Megabit a tutti e 100 Megabit al 50 per cento della popolazione entro il 2020», aggiunge Sambuco. Che così vuole smentire anche coloro i quali accusano l’Agenda di non avere una visione sulla banda ultra larga.
In particolare, ci sono ad oggi 170 milioni di euro per la banda larga al Sud (2 Megabit) e 150 milioni per il Centro-Nord. I primi vengono da fonte comunitaria (nel Piano nazionale banda larga); i secondi sono statali e previsti nel decreto Crescita 2.0. Sono comunitari anche i fondi banda ultra larga per il Sud (593 milioni) e ulteriori 100 milioni che serviranno a costruire datacenter dove centralizzare, in cloud, i servizi per la pubblica amministrazione. Per la banda ultra larga, il piano è stato notificato a Bruxelles e il ministero attende il via libera. I bandi saranno a incentivo (una modalità diversa rispetto a quella usata finora da Infratel-Sviluppo economico per creare reti anti digital divide). Per le coperture non saranno usati quindi solo fondi pubblici. Vinceranno i bandi, cioè, gli operatori che contribuiranno maggiormente con proprie risorse- da sommare a quelle pubbliche- e assicureranno di fare reti più estese.
«Per la banda ultra larga ci aspettiamo altri 300-400 milioni di euro a breve, tra risorse dei privati e altri contributi delle Regioni», dice Sambuco. Peccato che ad oggi i piani pubblici di banda ultra larga riguardano solo il Sud, per andare nelle zone a fallimento di mercato. E per il Centro-Nord? I piani di Telecom Italia, Fastweb e F2i da soli sembrano non bastare a rispettare gli obiettivi dell’Agenda. «Per il Centro-Nord confidiamo sui nuovi fondi Fesr 2014-2020 ora in fase di programmazione da parte dell’Unione Europea. Ancora non sono quantificabili, ma credo saranno rilevanti. Nel giro di un anno sapremo. Sono inoltre in fase di sblocco i fondi del Connecting europe facility, 9 miliardi di euro per tutta l’Europa. Noi ci aspettiamo circa 900 milioni per l’Italia».