Dall’Italia, e in particolare da Milano, partono alcuni dei progetti più interessanti per portare nel terzo mondo e nei paesi meno sviluppati attraverso Internet e forme “alternative” di banda larga, come quella satellitare, i servizi del mondo occidentale, specialmente per quanto riguarda temi cruciali come la telemedicina, l’istruzione e la sicurezza alimentare. Ad occuparsene, sotto l’egida del’Onu, è l’Occam: creato nel 1996 dall’Unesco come “osservatorio per la comunicazione culturale e audivisiva nel Mediterraneo e nel mondo”, agisce da “acting agency” per il programma sulla Infopoverty, che ogni anno ha il suo culmine, oltre che nei vari progetti portati avanti in 4 continenti, nella conferenza che si tiene al Palazzo di Vetro, che quest’anno ha avuto come tema “Who drives the digital revolutions?”.
“Lì – spiega il presidente, Pierpaolo Saporito – abbiamo dato il via alla nuova piattaforma e-services for development, che sarà in grado di fornire efficaci interventi nei campi di sanità, educazione, sicurezza alimentare ed e-governance”, e che ha raccolto anche la partecipazione di “fornitori di servizi” italiani. “Si tratta di un ecosistema che, andando fuori dall’Internet tradizionale e attraverso una larga banda satellitare e un sistema misto di connettività, permetterà di applicare in maniera efficace e innovativa la telemedicina, con un focus su quella natale e sulla mortalità infantile, due dei problemi più gravi nei paesi in via di sviluppo; dal lato della ‘food security’, invece, abbiamo deciso di agire con devices che permettono di controllare a distanza, ad esempio, la presenza di eventuali parassiti”.
Quella messa in campo, dunque, è per Saporito “un’ottica ormai entrata nelle grandi programmazioni” e che ha permesso all’Occam di arrivare da paesi vicini come Serbia e Bosnia Erzegovina, fino all’America Centrale (Haiti, Repubblica Dominicana), a quella del Sud (Brasile, Perù), all’Asia (Filippine) e ovviamente all’Africa, (Madagascar, Lesotho, Mozambico, Etiopia, Cameroon, Ghana e Senegal). “Adesso lavoriamo anche con stati come Nigeria ed Equador che, nel creare le reti per Internet, stanno agendo direttamente per creare, con una struttura già integrata in piani nazionali che puntano ad arrivare in ogni villaggio, dei servizi per i temi di cui ci occupiamo, così da integrare le loro competenze con quelle del mondo occidentale”, ha aggiunto il presidente di Occam. Un esempio tutto italiano è quello attivo in Lesotho, uno degli stati più poveri del mondo, dove agisce l’Ospedale di Lodi; dal punto di vista dell’istruzione, invece, in campo c’è Uni Nettuno, legata a 35 atenei dell’area del Mediterraneo, a cui fornisce servizi che possono arrivare fino alla laurea.
Da Saporito arriva anche un allarme, a cui tuttavia segue dell’ottimismo. “L’Italia, con molta franchezza, è in arretrato e deve ancora conquistare un vero concetto di banda larga”, ha spiegato. Tuttavia, ha poi aggiunto, “non ci vuole molto a prendere questo treno: si tratta solo di avere coscienza dell’urgenza di queste cose: in Africa, incontrando vari ministri, le hanno messe al centro in maniera prioritaria”. Il nostro Paese, poi, è “ricchissimo di competenze: abbiamo tra i migliori ospedali, centri di ricerca, università”: quello che va fatto è “metterli in rete rompendo i circuiti territorializzati: se invece che avere 500mila utenti ne abbiamo 1 miliardo, l’Italia può giocare un ruolo da protagonista”.
A patto di non vedere più la banda larga come un “costo”, ma come “un investimento ad alto reddito, perché i servizi, come vengono elargiti, vengono anche pagati, per quanto noi auspichiamo che il prezzo sia ‘low cost’”. Prossimo appuntamento per l’Occam a settembre, a Venezia: in occasione della mostra del Cinema, sarà presentata la “rivoluzione” di una piattaforma che, pensata per diffondere film, è stata trasformata in un anno in una più ampia su cui potranno viaggiare anche contenuti come quelli telemedicali.