Alleggerire l’impianto regolatorio. È la prima richiesta che emerge dal documento di otto pagine – di cui Il Corriere della Sera è venuto in possesso – che Telecom Italia ha inviato ad Agcom. L’oggetto del del dossier – spiega il quotidiano è la “separazione volontaria da parte di un’impresa verticalmente integrata”. Come già emerso l’offerta dell’ex monopolista è la societarizzazione della rete sulla base del modello di Equivalence of input.
Nella lettera firmata da Franco Bernabé allegata al documento, il presidente esecutivo scrive: “Si dovrà tenere conto delle garanzie aggiuntive di piena parità di trattamento fornite dall’applicazione del modello di Equivalence of input, garanzie che, a parere dello scrivente, dovrebbero assicurare una concorrenza effettiva e sostenibile e, quindi, il superamento di quei limiti concorrenziali posti alla base di misure asimmetriche”. In altre parole Telecom Italia offre lo spin off in cambio di alleggerimento delle regole.
Il testo sul tavolo di Agcom – precisa Il Corriere della Sera – si riferisce solo alla “fase uno”: la separazione della rete di accesso (Opac) da Telecom senza cambi di proprietà. Seppure separata, Opac sarebbe controllata al 100% da TI.
Si tratta di uno degli aspetti più delicati dell’operazione visto che, pur con le dovute garanzie sulla parità dei prezzi per TI Service Co e per gli operatori alternativi che operano sul mercato della rete fissa (Vodafone, Wind, Fastweb e Bt), il margine resterebbe in capo allo stesso gruppo. “Non a caso – evidenzia il Corsera – nel dossier il gruppo sottolinea che gli attuali accordi interni (i cosiddetti contratti di servizio) tra Open Access e le divisioni commerciali di TI verrebbero sostituiti da “veri e propri contratti” tra società separate, TI Service Co e Opac, del tutto analoghi a quelli che verrebbero sottoscritti tra gli operatori alternativi e la stessa Opac”.
Senza la fase due, con l’ingresso di altre società nel capitale di Opac – in primis la Cdp – resterebbe da sciogliere il nodo dei flussi e dei margini che rischiano di appiattire i vantaggi di un prezzo unico sul mercato. Telecom chiede all’Agcom che anche la sola fase uno (società al 100% TI) venga riconosciuta come “fortemente precompetitiva” in maniera tale da “determinare una significativa attenuazione delle attuali misure regolamentari, finalizzate proprio a prevenire ex ante le conseguenze di queste problematiche”.
Il grafico contenuto nel dossier evidenzia il perimetro di ciò che dovrà finire nella nuova società: tutti gli apparati passivi dalle centraline in poi ma anche le proprietà intellettuali e il personale. Resteranno invece in capo a TI Service il Wlr (Wholesale line rental) e il Bitstream per i servizi in rame e fibra (dove peraltro Telecom ha l’80% della clientela). Il piano prevede inoltre che Opac acquisti o affitti immobili, tecnologie ed energia esclusivamente da TI Service. Rimangono abbastanza generici i punti sulla governance e sull’apertura della struttura dell’ultimo miglio Fttc che Telecom ha prediletto negli ultimi due anni.
Telecom si approssima ai minimi dal 1997 cedendo il 1,47% a 0,536 euro sulla scia delle preoccupazioni per le misure sulla qualità dei servizi di tlc in corso di elaborazione da parte del governo argentino, che potrebbero tradursi nella richiesta di nuovi investimenti. Dall’annuncio dello spin-off della rete, lo scorso 30 maggio, il titolo ha perso il 15,5% sulle incertezze per le modalità e i tempi dell’operazione.
Attorno a Telecom è poi scemato l’appeal speculativo legato al progetto di integrazione con 3 Italia, il cui esame è al momento in stand-by, mentre sono emersi timori, rilanciati da un report di Jp Morgan, sui risultati del secondo trimestre che dovrebbero scontare gli effetti della “guerra dei prezzi” in Italia e della svalutazione delle valute sudamericane.
Pronta la replica dell’Ad di Telecom, Marco Patuano. “Jp Morgan dice che in Italia c’è molta concorrenza sul mobile ed è difficile dargli torto, ma dice anche che raggiungeremo il target sul debito, che porteremo sotto i 27 miliardi nel 2013 – evidenzia – Mi colpisce che sia stata presa solo la notizia sul mobile e non quella positiva sul debito”. Quanto poi ai giudizi di Jp Morgan sui rischi legati ai tassi di cambio delle valute in America Latina, Patuano replica che “in Sudamerica stiamo facendo nel complesso piuttosto bene, poi l’andamento dei tassi di cambio ha una certa alea che chi fa report deve guardare con molta prudenza”.