I “pro” sembrano più dei rischi in un’operazione di spin off della rete. E’ la valutazione del presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè che emerge durante la presentazione alla conferenza paneuropea di Sanford Bernstein. Tra i benefici ci sono “una maggior flessibilità commerciale, una crescita a lungo termine del business della rete di accesso e una significativa creazione di valore per gli stakeholder di Telecom” che deriverebbero dal nuovo scenario che si costruirebbe con la direttiva Ue attesa per il 2013. Il progetto di creazione di una società separata per la rete comporterebbe “un rischio decrescente di contenzioso normativo e accuse antitrust, un miglior quadro istituzionale per promuovere ulteriormente gli investimenti in infrastrutture”.
Infine “un investitore istituzionale come socio con una quota di minoranza potrebbe consentire l’operatività, nonché la condivisione o la riduzione del rischio finanziario”.
Tra i rischi da non sottovalutare ci sono però il fatto che “la costituzione di una società separata della rete di accesso comporterebbe tempi e costi che possono essere recuperati solo se sono assicurati miglioramenti nel sistema regolatorio a lungo termine e non tutti gli aspetti regolatori possono essere ‘cristallizzati’ prima che la separazione sia impostata”.
“L’approccio volontario alla separazione strutturale implica che il rischio di una governance sbilanciata con un possibile socio di minoranza sia evitata ma rimane tuttavia un’area di attenzione”. Tra i rischi infine quello che “la domanda di mercato di servizi ad alta velocità per l’Ultra Broadband sia sia continuamente confrontata con i costi per gli investimenti in modo da assicurare che sia costantemente mantenuto l’approccio orientato alla domanda”.
Nel corso della conferenza Franco Bernabè ha confermato i target di riduzione del debito e la politica dei dividendi con la cedola attuale che sarà la base per il dividendo nel triennio 2012-2014.
Nell’assemblea di maggio che ha proposto la distribuzione di 4,3 centesimi per le azioni ordinarie e di 5,4 centesimi per le risparmio era già stato detto che questo “rappresenta la soglia minima sotto la quale non scenderà nel prossimo triennio”. “Conseguiti gli obiettivi di riduzione del debito netto a 27,5 miliardi e 25 miliardi di euro, previsti per fine 2012 e 2013, sarà invece possibile ipotizzare un incremento del livello di remunerazione degli azionisti”, aveva detto allora Bernabè.
“Non viene meno l’impegno a lavorare per il contenimento del debito per il quale, solo per quest’anno, è prevista una riduzione di quasi 3 miliardi di euro“, aveva detto Bernabè in assemblea, precisando che la crisi del debito “crea un contesto di elevata incertezza e instabilità e un’ulteriore e rapida riduzione dell’investimento assume un valore ancora più strategico e ci mette al riparo dalle conseguenze di eventuali attacchi speculativi di cui potrebbero essere oggetto le imprese caratterizzate da una elevata leva finanziaria”. Secondo Bernabè “Telecom Italia è la metafora dell’Italia e si impegnerà per consentire alla società di recuperare e sviluppare tutto il potenziale valore che ha”. “Telecom aveva un problema di debito: il rapporto tra debito e fatturato era simile a quello del Paese aveva un problema di efficienza simile a quello del Paese e anche governance”. Gli attuali manager di Telecom hanno però “lavorato molto perché la società potesse superare i problemi”. Bernabè ha aggiunto che “in una situazione così solo il tempo può curare gli eccessi. Veniamo da dieci anni di eccessi. Anni in cui la leva veniva considerata cosa positiva e importante. È stato proprio questo uno dei problemi che ha causato confusione nelle menti di tutti, anche dei principali esperti”. Sarà possibile uscire “da questa grave incertezza solo con un lavoro determinato, continuativo e forte”.