Fra 18 anni ammonterà a 838 miliardi di euro la massa di ricavi buttati al vento corrispondenti ai servizi non erogati, a causa della mancanza di una rete a banda ultra larga nel paese. Questo l’esito di uno studio commissionato dal dipartimento delle Comunicazioni del ministero dello Sviluppo Economico all’Osservatorio “I costi del non fare”, fondato e presieduto dal professor Andrea Gilardoni, associato di economia e gestione delle public utilities all’Università Bocconi.
Lo scrive Corriereconomia, aggiungendo che secondo lo studio fra 18 anni la rete dell’incumbent varrà zero e l’Italia avrà rinunciato a una cifra stimata fra 4 e 25 miliardi di euro per la mancata realizzazione di una rete Bul (Banda ultra larga) e a 838 miliardi in mancati servizi che su di essa potrebbero svilupparsi: in altri termini il 3% del Pil all’anno di qui al 2030. Lo studio prende in considerazione l’effetto moltiplicativo che la rete a banda ultra larga avrebbe sull’offerta di servizi di cui cloud, e-commerce, telelavoro, switch off della pubblica amministrazione e assistenza sanitaria remota.
Gilardoni sottolinea che i numeri sono il risultato di stime e ipotesi e che le nuove tecnologie come il vectoring, seppur ancora dibattute in termini di efficacia, potrebbero allungare l’obsolescenza del rame.
Lo studio appena pubblicato risulta importante nell’ambito del dibattito sul conferimento – scorporo- della rete Telecom nel nuovo progetto Metroweb implementato dalla Cdp.