Le partite della prima giornata del campionato di calcio di serie A che sono state trasmesse in streaming su Dazn hanno registrato una serie di problemi di connessione per i tifosi di tutta la penisola, tanto da alimentare proteste tra gli utenti che sono arrivate immediatamente alla ribalta dei media. Se da una parte gli invconvenienti potrebbero essere stati causati dai problemi tecnici di un operatore al debutto sul mercato italiano, dall’altra a pesare sulla user experience deludente per molti consumatori potrebbe essere stata la carenza infrastrutturale di banda ultralarga in Italia, con connessioni che non hanno consentito a molti utenti di poter godere di uno streaming ottimale nella visione di Lazio-Napoli, Sassuolo-Inter e Parma Udinese. E se la copertura ultrabroadband mostra le proprie criticità, anche quella della rete mobile evidenzia problemi:
“I turisti? Senza una buona ricezione del loro smartphone non sceglieranno più i nostri territori – denuncia Antonio Di Maria, vicepresidente vicario nazionale di Uncem – È evidente che chi arriva in borghi e località di Alpi e Appennini vuole avere un buon 4G, una buona copertura internet mobile, e ancor prima un minimo segnale decente”.
“Doveva iniziare il Campionato di calcio e doveva arrivare la piattaforma Dazn per mostrare al Paese che oltre 10 milioni di italiani vivono in una seria emergenza di digital divide – afferma in una nota Marco Bussone, presidente nazionale di Uncem, l’unione dei comuni, delle comunità e degli enti montani italiani – Già perché come riporta il sito che permette quest’anno di vedere le partite in tv e su cellulari, la ‘larghezza di banda’ necessaria è notevole: 3.5 mbps è la velocità di download consigliata per la risoluzione HD buona per guardare lo sport sul cellulare, mentre 8.0 mbps è velocità di download consigliata per la risoluzione HD in tv. Peccato che in metà dell’Italia queste velocità della rete internet restino ancora un miraggio. Sarà così fino a quando Open Fiber, per conto di Infratel e Ministero dello Sviluppo economico, non concluderà i lavori per la posa della banda ultralarga verso ogni singola abitazione”. Ad affiancare il presidente di Uncem in questa battaglia per il superamento del digital divide negli ultimi dieci anni ci sono anche i sindaci e il vicepresidente di Anci, Michele Pianetta.
Rispetto ai problemi di connessione registrati dagli utenti nella prima giornata di campionato “Fa sorridere – sottolinea Bussone – ma fino a quando lo dicevano i Sindaci e gli imprenditori, con Uncem e Confindustria in prima fila, sembravamo dei precisini che volevano tutto e subito anche in montagna. Così ovviamente non era. Abbiamo sempre chiesto di ridurre un gap infrastrutturale che assale Alpi e Appennini da troppo tempo. Tre anni fa è arrivata la svolta, con la decisione del Governo di investire 3,5 miliardi di euro nelle aree bianche, a fallimento di mercato per la nuova rete pubblica ad alta velocità. Non certo solo per permettere agli italiani che vivono nelle zone montane di vedere la Serie A… Bensì per ridurre finalmente quel deficit troppo forte e dannoso per il Paese. Oggi Dazn lo mostra a tutti, o quasi”.
“Noi continuiamo a ripetere che Open Fiber rischia di essere in ritardo sulla tabella di marcia. Già purtroppo lo è e non per colpa dei Comuni – si legge in una nota dell’associazione – Lavoriamo insieme, Open Fiber e Infratel, facciamo insieme i progetti di cablatura delle valli, puntiamo su wi-fi e punti di accesso strategici come le torri radio-tv, visto che anche su telefonia mobile e tv abbiamo qualche problema. Facciamo un piano in tutte le Regioni per stringere i tempi. Lavoriamo sulla domanda finale e spieghiamo insieme a cittadini e PA come cambiano le aree interne del Paese con il digitale. Facciamo in fretta. Tutte le risorse disponibili, 3,5 milardi di euro, devono essere rendicontate entro il 2020. Ci sono almeno due Campionati di calcio e mezzo da garantire, se vogliamo dirla così. Con l’arrivo della banda ultralarga, non ci perderemo più una rete al 63′, e soprattutto non perderemo la possibilità di consentire il telelavoro nel borgo alpino a 1700 metri di altitudine, non perderemo un Comune appenninico digitalizzato e con i dati dei cittadini in cloud, non perderemo un turista che nell’albergo a 1900 metri cerca giustamente il wi.fi per contattare i genitori a casa in piazza San Babila a Milano, ma neanche un’azienda che da Balme o Vinadio deve ottenere ordini e fare spedizioni in Giappone o in Alaska”.
Quanto alla rete mobile, Tim e Vodafone ci hanno chiesto di segnalare aree precise non coperte – prosegue Di Maria – Hanno dato la disponibilità a coprirle. È un buon approccio, che accogliamo con favore. Servono investimenti da parte loro. Noi faremo dei carotaggi con i nostri Sindaci nei 3.850 Comuni montani italiani. Ma chiediamo al Governo, all’AGCom, ai CoreCom regionali, alle compagnie stesse, di investire delle risorse per il monitoraggio e poi soprattutto per nuovi pali. Dove oggi vi sono contenziosi con i Comuni, Uncem si impegna a risolverli, a chiarire situazioni. Ma il segnale deve essere chiaro. I cellulari devono prendere ovunque, anche nei piccoli borghi, anche sui sentieri. Il problema riguarda i turisti, in estate e in inverno come abbiamo detto. Ma ancor prima, lo sappiamo bene, riguarda chi abita i territori tutto l’anno, chi fa impresa, chi avvia una start up. Vuole avere una connessione decente, una copertura di telefonia mobile stabile e omogenea. Risolvere queste sfide vuol dire unire il Paese, non marginalizzare Alpi e Appennini”.