Sindacati al lavoro sui mille esuberi potenziali annunciati da Sirti, azienda di telecomunicazioni ex Iri specializzata in installazioni e impiantistica. Il 12 aprile, secondo quanto apprende Radiocor, le sigle di settore hanno deciso uno sciopero unitario nazionale, in coincidenza con un incontro al ministero del Lavoro quando sarà affrontato il tema del possibile cambiamento della cassa integrazione per riorganizzazione, attiva dal 2010, in cassa per crisi. I sindacati sono pronti a trattare ma a due condizioni: "No a licenziamenti e no all’ipotesi, ventilata, di taglio del 30% delle retribuzioni", dice Sergio Bellavita, segretario nazionale della Fiom-Cgil e responsabile per il settore Ict, che nell’ultima occasione ha rifiutato di sedersi al tavolo al ministero dello Sviluppo economico in assenza della convocazione di Rsu e rappresentanze territoriali. "Noi – aggiunge Bellavita – non diciamo no a priori alla proposta dell’azienda di mutare la cassa per riorganizzazione in cassa per crisi, ma bisogna evitare che la cassa per crisi sia l’anticamera dei licenziamenti".
“La Direzione aziendale della Sirti, con un grave atto di arroganza, ha disdettato tutti gli accordi vigenti nel Gruppo frutto di una pluriennale attività di contrattazione aziendale. Ciò con l’obiettivo dichiarato di far pagare ai lavoratori tutti gli errori compiuti dal management in questi anni", ha detto bellavita, aggiungendo che "Siamo di fronte al tentativo di imporre centinaia di licenziamenti oltre a un taglio pesante delle retribuzioni. A ciò i lavoratori della Sirti hanno risposto già oggi attuando scioperi immediati".
"Per giovedì 12 aprile, i sindacati dei metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm hanno quindi proclamato unitariamente 8 ore di sciopero con manifestazione nazionale a Roma. L’iniziativa si terrà in concomitanza con l’incontro convocato dal Ministero del Lavoro per quella stessa giornata"
Secondo Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl, "bisogna trovare soluzioni che riducano i costi e salvaguardino le attuali condizioni retributive dei lavoratori" e inoltre bisogna "tornare al ministero dello Sviluppo economico per gestire la crisi; serve un piano industriale fatto di investimenti sia nei mercati tradizionali, sia nei mercati adiacenti".