La vertenza Sirti si chiude con un’ipotesi di accordo che scongiura gli esuberi. L’intesa, sottoscritta al ministero del Lavoro tra azienda e sindacato azzera gli 833 licenziamenti e sarà sottoposta a referendum tra i dipendenti.
L’accordo, distribuito su un periodo di tre anni, prevede uscite incentivate con la non opposizione al licenziamento, per accompagnamento alla pensione e out placement. Stabiliti anche percorsi di riconversione interna del personale nelle unità produttive non interessate dagli esuberi. Infine sono previsti contratti di solidarietà difensiva all’interno della divisione Telco (e magazzini) con una riduzione media del 23,22% (con punta massima del 35%).
E’ stato concordato anche l’avvio di un tavolo di confronto sul tema della competitività aziendale, con l’obiettivo di far rientrare parte delle attività ora affidate ai sub-appalti. L’intero impianto prevede momenti di verifica sui diversi aspetti, tanto a livello nazionale quanto nei territori da parte delle Rsu.
“Pur con un sensibile sacrificio richiesto ai lavoratori della Telco, maggiormente impattati dalla percentuale di riduzione del contratto di solidarietà, l’intesa raggiunta coglie l’obiettivo dichiarato di azzerare gli esuberi e impegna l’azienda ad un confronto permanente sul tema della produttività e del lavoro in sub-appalto – commentano Fiom, Fim e Uilm -È necessario che a questa importante e delicata soluzione si accompagni un deciso intervento da parte del Governo, con la dichiarazione di apertura del Tavolo di Settore delle Tlc”.
Soddisfatta anche l’azienda che parla di una “tappa importante per consentire a Sirti la prosecuzione del proprio Piano Strategico, che prevede lo sviluppo di un business diversificato nelle quattro business-unit (Telco Infrastructures, Digital Solutions, Transportation ed Energy), la trasformazione competitiva dell’azienda in linea con le sfide poste dal mercato e l’evoluzione di un portafoglio di offerta sempre più innovativo.
“Alla luce dello straordinario lavoro fatto, l’Azienda – in linea con quanto dichiarato dal Ministero dello Sviluppo Economico – fa appello alla responsabilità dei propri lavoratori e confida nel positivo esito della consultazione che si terrà entro il 14 maggio 2019”, conclude la nota di Sirti.
La vertenza
Lo scorso 14 febbraio aveva annucianto un piano da 833 esuberi su un totale di 4200 addetti, alias quasi un quarto della forza lavoro con tagli massicci previsti in quasi tutti i reparti e su tutto il territorio nazionale. Condizioni di mercato che hanno generato pesanti perdite finanziarie nell’ultimo biennio, scarsa marginalità e ulteriore frammentazione dei soggetti imprenditoriali concorrenti, le motivazioni alla base della decisione.
È il segmento delle Tlc (l’azienda opera anche nel campo dell’energia e dei trasporti) a pesare sulla decisione: nonostante i piani per la fibra e per il 5G l’ammontare degli investimenti non è sufficiente a garantire la sostenibilità. “Dopo un’approfondita analisi della domanda, attuale e prospettica, e delle dinamiche competitive nel settore delle telco in Italia”, l’azienda aveva deciso per un nuovo “assetto organizzativo” della divisione infrastrutture per le tlc che si traduce in concreto, appunto, in 833 esuberi.
“Il mercato delle telco – sottolineava Sirti – ha subito significativi cambiamenti strutturali nel corso degli ultimi anni e sta attraversando una profonda fase di trasformazione. In generale, a partire dal 2007, si è assistito a una pesante contrazione del giro d’affari che ha interessato prima di tutto gli operatori, senza prospettive di recupero nei prossimi anni, con conseguenze negative su tutto il settore in termini di erosione dei prezzi, inasprimento della concorrenza e perdita di marginalità fino a livelli non sostenibili”. L’azienda ha dunque deciso di “ridisegnare” la struttura operativa del business telco “per mantenere il proprio posizionamento competitivo e continuare in futuro a recitare il ruolo di leader del settore, attraverso servizi di qualità sempre più elevata e a maggior valore aggiunto”. Il management intende quindi accelerare “l’improrogabile diversificazione del business, spostando strategicamente il focus dell’offerta maggiormente verso soluzioni a più alto valore aggiunto, con una forte componente digitale, e dare seguito agli investimenti in strumenti di ultima generazione, in innovazione tecnologica e nella creazione di nuove competenze”.