Solidarietà solo per i lavoratori della business unit Telco, quella in “crisi”. E anche all’interno della unit, fare dei distinguo per non impattare sulle attività a valore. Queste, secondo quanto risulta a Corcom, le conditio sine qua non che Sirti sottoporrà ai sindacati nella due giorni di incontri al via domani.
L’azienda – che nei giorni scorsi ha presentato un piano per minimizzare il più possibile l’impatto sugli 833 lavoratori coinvolti nella riorganizzazione – sempre secondo quanto risulta al nostro sito avrebbe già messo nero su bianco i numeri del piano di salvataggio: da 833 lavoratori si passerebbe, a fine del primo anno, a circa 630 considerati circa 150 fuori uscite volontarie (fra quota 100 e prepensionamenti) e una cinquantina di riconversioni verso le altre Business Unit. E potrebbero aggiungersene ulteriori tenendo conto delle iniziative di outplacement a cui sta lavorando l’azienda proprio per cercare di ricollocare le figure considerate “ridondanti”. Ma per il salvataggio di tutti i lavoratori sarebbe necessaria la solidarietà per circa 1830 persone sulle 2740 operative nella BU Telco.
L’azienda punterebbe a chiudere l’intesa, o quantomeno una prima bozza di accordo già entro il 5 aprile: i tempi infatti stringono considerato che alla fine di questa settimana saranno già passati 45 giorni dall’apertura della procedura dei licenziamenti avviata a febbraio e che quindi ne mancano appena 30 alla deadline dei 75 previsti per legge entro i quali è possibile modificare le condizioni. L’accordo con i sindacati consentirebbe inoltre di far prendere una boccata di ossigeno agli stessi lavoratori coinvolti dal piano di riorganizzazione o quantomeno a prendere tempo per cercare soluzioni alternative.
In una nota congiunta del primo aprile scorso a firma di Marco Giglio, Pietro Locatelli e Michele Paliani, coordinatori nazionali Fim, Fiom, Uilm Sirti, i sindacati sostengono però che ci sono ancora “grossi nodi da sciogliere”. “L’azienda, da noi sollecitata, ha delineato la platea occupazionale stimata alla fine del 2021, con un calo presunto fissato di 427 unità – si legge -. Un numero di esuberi che, pur gestito con strumenti di accompagnamento alla pensione, abbiamo giudicato troppo elevato e non rispondente ai reali assetti futuri necessari alla mission aziendale. Come delegazione sindacale abbiamo quindi chiesto un’ulteriore sensibile riduzione dei numeri in uscita, anche attraverso la stabilizzazione dei tempi determinati e dei somministrati, e riconversioni interne. Su quest’ultimo punto, Sirti ha manifestato la disponibilità alla ricollocazione di 136 lavoratori in tre anni verso i settori energia, digitale e trasporti. Abbiamo apprezzato questo incremento rispetto all’ultimo incontro ma allo stesso tempo invitato l’azienda a un ulteriore sforzo per individuare altre posizioni riconvertibili”. Riguardo ai contratti di solidarietà i sindacati chiedono “maggiore estensione, per ridurne l’impatto economico sul singolo lavoratore”.
Ma secondo quanto risulta a Corcom Sirti su questo punto non sarebbe disposta a cedere perché la solidarietà “diffusa” avrebbe un impatto notevole sulla crescita e la tenuta delle attività a maggior valore delle business unit non coinvolte dalla crisi, che comunque fornirebbero un contributo in termini di riconversioni interne.