Se ci sarà un aggiornamento del piano industriale di Telecom, in discussione al prossimo Consiglio di amministrazione del 3 ottobre, dovrà essere in continuità con gli impegni presi dall’azienda lo scorso 27 marzo che definiva le attività core non cedibili, delineando un percorso di reinternalizzazione delle attività”. A dirlo è Riccardo Saccone, coordinatore Telecom Italia di Slc Cgil.
“Alla preoccupazione per il riassetto societario in corso in queste ore si aggiunge – prosegue il sindacalista – quella per le possibili variazioni delle linee strategiche del gruppo. Per parte nostra non accetteremo cambiamenti che stravolgano il quadro sancito con gli accordi del 27 marzo, soprattutto sul perimetro del gruppo”.
“Solo il rinnovato impegno di Telecom a proseguire sulla strada intrapresa con l’ultimo piano industriale permetterà il prosieguo di un confronto costruttivo, altrimenti – termina il sindacalista – metteremo in campo tutte le azioni sindacali più appropriate a difesa del perimetro occupazionale dell’azienda”.
L’accordo di marzo firmato lo scorso marzo mira a salvaguardare i livelli occupazionali in Telecom attraverso il miglioramento della produzione e scongiurando i licenziamenti. Dei 3 mila esuberi individuati in Telecom Italia, 2 mila e 500 saranno gestiti con contratti di solidarietà mentre 500 lavoratori lasceranno la società per andare in pensione, avendo maturato i requisiti necessari. Altri 350 lavoratori di Telecom Information Technology saranno gestiti con analoghi ammortizzatori sociali. L’azienda e i sindacati prevedono nei prossimi anni una forte ‘internalizzazione’ del lavoro. In questo modo punterebbero a rendere stabile la tutela dei livelli di occupazione. Nel dettaglio che per quanto riguarda Telecom IT 322 esuberi saranno gestiti attraverso i contratti di solidarietà e altre 22 persone andranno in pensione. E’ stata evitata poi la trasformazione del customer care, cioè i servizi al cliente, in società ad hoc come in un primo momento voluto da telecom. L’azienda si è impegnata a non vendere né societarizzare la divisione fino al 2014.