Arriveranno a 1,5 miliardi in tutto il mondo le connessioni
machine-to-machine (M2M) per il mercato delle utility entro il
2020, pari a un giro d’affari di 24 miliardi di dollari, secondo
l’ultimo studio di Machina Research. E’ evidente che esiste
un’opportunità da cogliere per gli operatori di rete mobile, ma
siccome il traffico generato sarà probabilmente esiguo, i carrier
dovranno rivelarsi molto abili nello sfruttare l’Internet delle
cose, se vogliono davvero trarne dei guadagni.
I contatori intelligenti rappresenteranno la quasi totalità (99%)
delle connessioni M2M per le utility entro il 2020, in crescita
rispetto al 97% dell’anno scorso, mentre il resto sarà legato
alla gestione dei trasporti e della distribuzione da parte delle
stesse società elettriche. Queste cifre significano che tra il
2011 e il 2020 il mercato avrà bisogno di 1,4 miliardi di nuovi
smart meter, su cui però transiteranno poche centinaia di Kb per
metro all’anno, col rischio che gli operatori mobili si
trasformino in meri "dumb pipe".
"Sono troppi pochi bit per generare soldi," afferma Matt
Hatton, direttore di Machina Research. Quale la soluzione, dunque,
per i carrier? Secondo Machina Research, dovranno adoperarsi per
stabilire rapporti diretti con le utility, diventare il primo punto
di riferimento rispetto ad altri provider di servizi o integratori
di sistemi e partecipare alla gestione di device e servizi,
anziché limitarsi a trasportare il traffico. “Il nodo è fornire
l’intero servizio, lungo tutta la catena, end-to-end", nota
Hatton.
Insomma, nell’Internet delle cose, il numero di device installati
non significa necessariamente un moltiplicarsi di revenues per le
telco: il direttore della società di ricerche prevede che il
traffico di rete rappresenterà appena il 5% di tutto il fatturato
M2M del mercato utility entro il 2020, pari a 1,2 miliardi di
dollari, pur se in crescita rispetto ad oggi: attualmente esistono
100 milioni di connessioni M2M sul mercato utility nel mondo che
generano 4 miliardi di dollari di revenues, di cui appena l’1%
(50 milioni) deriva dal trasporto del traffico su reti mobili.
Ma mentre le telco dovranno faticare per una dietetica fetta della
torta del mercato M2M, altre aziende potrebbero ottenere porzioni
più ricche, continua Machina Research: oltre alle aziende che
fabbricano gli smart meter, ci sono i produttori di moduli telecom,
come Sierra Wireless, Telit ed Ericsson, che potranno beneficiare
direttamente della crescita di device, oltre ad altre aziende che
ne beneficeranno indirettamente, come Qualcomm.
La ricerca di Machina Research indica anche che entro il 2020 la
Cina sarà il primo Paese per numero di smart meter installati: il
40% di tutte le connessioni M2M mondiali del mercato utility si
troverà nella Tigre asiatica. In termini di tecnologie di rete,
invece, il 3G dominerà, benché anche le tecnologie mobili di
seconda generazione siano in grado di gestire facilmente il
traffico M2M.