La vendita di Sparkle non s’ha da fare. All’indomani dell’annuncio, da parte del presidente di Tim Fulvio Conti, sull’avvio del processo di vendita della controllata che ha in capo la dorsale in fibra ottica da 530mila km, il ministro dello Sviluppo economico e Lavoro Luigi Di Maio ha deciso di intervenire immediatamente sulla questione. “Non permetteremo che si venda Sparkle”, ha dichiarato in un’intervista al Sole 24Ore. “La fibra è strategica per il Paese e il mio obiettivo è che il Paese sia cablato”. E in occasione di Digithon ha rincarato la dose aggiungendo che “chi vuole investire in Italia è il benvenuto, ma provo rammarico verso coloro che misero sul mercato Telecom perché alcuni nostri settori strategici non andavano messi sul mercato”. “ Il nostro obiettivo – ha rimarcato – è tutelare la sovranità nazionale: nella rete Sparkle ci sono informazioni sensibili e non si mette sul mercato un’informazione strategica“.
Secondo indiscrezioni di stampa l’Ad di Tim, Amos Genish, avrebbe già inviato alle banche l’“invito” per aprire il processo di cessione. A seguito delle esternazioni di Di Maio ha detto la sua l’Ad di Vivendi – l’azionista di maggioranza di Tim – Arnaud de Puyfontaine il quale nel concordare sul fatto che Sparkle sia un asset strategico per l’Italia, ha puntualizzato che per la cessione serve l’ok del governo.
La controllata di Tim gestisce la rete primaria tra i grandi server (Tier-1). La dorsale in fibra ottica (la Seabone, South East Access backbone) da 530mila km gestisce il traffico dati fra Europa, America, Asia e resto del mondo. Sparkle è il settimo operatore mondiale del settore, il secondo in Europa dopo TeliaSonera. Il “quartier generale” è in Sicilia, da dove partono le reti di connessione in tutti i punti cardinali; ha uffici in 37 Paesi, compresa l’Arabia Saudita, la Russia, l’India. Ha di recente aperto un Pop in Iran, Teheran, prima e unica compagnia occidentale ad essere autorizzata.