La fotografia del momento attuale restituisce un’immagine “di seria crisi”, che si caratterizza per “mancanza di visione e di impostazione strategica” e “ristrettezza finanziaria degli investimenti pubblici”. Questo messaggio di preoccupazione viene dal dipartimento Economia del Partito democratico, che torna ad affrontare in una nota i problemi aperti nel campo del settore spaziale nazionale. Lo stato del comparto industriale italiano in questo campo, secondo l’analisi del Pd, si ripercuote “sulla già debole e precaria situazione dell’industria e sul posizionamento nazionale, scientifico e industriale nell’ambito dei grandi programmi europei dell’Esa e della Ue – si legge nel comunicato – di cui siamo i terzi finanziatori dopo Germania e Francia”.
Dei circa 530 milioni che quest’anno sono stati messi a disposizione dell’Asi, secondo l’analisi del Pd, 400 sono dovuto alla contribuzione in Esa e, al netto delle spese di funzionamento dell’Asi, “ben poco rimane per le iniziative nazionali di grande valenza scientifica e tecnologica” utili “per ambire all’acquisizione di un posizionamento adeguato nei grandi programmi europei”.
Non mancano le critiche dirette all’Asi, “inadeguata a definire gli obiettivi strategici del comparto, a gestire gli investimenti pubblici affidatagli e a valorizzare il personale interno”.
Da qui la necessità di una “più esplicita presa di posizione del Governo”, soprattutto in considerazione degli appuntamenti dei prossimi mesi, che vedono a dicembre 2013 la riunione del Consiglio Ue sul tema, e a fine 2014 la Conferenza dei ministri Esa, che capiterà nella finestra della presidenza di turno italiana. Una richiesta che segue quelle già indirizzate a Governo e Finmeccanica nei giorni scorsi.
Da qui la ricetta proposta dal Partito democratico, che vede al primo punto “Il riconoscimento dell’importanza politico‐strategica del settore, che si deve tradurre in un effettivo coordinamento a livello della presidenza del Consiglio dei ministri”, anche attraverso il raccordo con gli altri ministeri. Poi la “definizione di obiettivi strategici, scientifici e tecnologici sostenibili”, e “Il varo di una politica industriale di settore che salvaguardi e rafforzi gli asset industriali strategici affermatisi in cinquanta anni di investimenti pubblici, e che guardi ad alleanze industriali internazionali non subalterne”. Questo per “evitare il rischio di espropriazione del know how nazionale e sostenere le capacità peculiari delle Pmi del settore”. Per ottenere questi risultati, sottolineano dal Pd, sarà necessaria una “ridefinizione delle competenze dell’Asi in termini di capacità ed efficienza, rafforzandone il ruolo di agenzia anche a supporto delle relazioni internazionali”. Un quadro che sarà possibile realizzare soltanto definendo gli “investimenti pubblici conseguenti e sostenibili su un arco temporale pluriennale, armonizzati con le pianificazioni finanziarie di Esa e Ue nel settore e coerenti alle esigenze di sviluppo economico del Paese”.