Niente più moduli di espansione fatti di metallo, e a Torino da Thales Alenia Space, per la Stazione Spaziale Internazionale. Se ne parlava da un po’ ma a quanto pare dai pour parler si è arrivati a i fatti: la Nasa ha assegnato un contratto da 17,8 milioni di dollari alla società privata Bigelow Aerospace per fornire e installare un modulo gonfiabile Beam (Bigelow Expandable Activity Module) sulla Iss, modulo che sarà utilizzato per due anni come “dimostratore tecnologico”. La consegna è prevista per il 2015, nel corso dell’ottava missione di rifornimento a cura della capsula Dragon di SpaceX. Il modulo gonfiabile verrà trasportato nel settore “cargo” non pressurizzato della capsula. Poi verrà montato grazie al braccio robotico della Stazione su un portello del modulo Tranquility e pressurizzato utilizzando l’aria compressa al suo interno, per raggiungere forma e dimensioni definitive.
Seguirà, come detto, un periodo di due anni di sperimentazione, durante il quale gli astronauti sulla Iss e i tecnici a terra raccoglieranno dati sull’integrità strutturale, sul tasso di perdita d’aria, sulle variazioni di temperatura e sui livelli di radiazioni all’interno, comparandoli con quelli dei moduli tradizionali in metallo. Gli astronauti entreranno periodicamente nel modulo per raccogliere i dati e per effettuare ispezioni. Al termine dei due anni di test, il modulo verrà espulso e fatto ricadere nell’atmosfera, dove brucerà. Il Beam sarà il terzo prototipo orbitale sviluppato e utilizzato nello spazio da Bigelow, società fondata nel 1999 da Robert Bigelow (proprietario di una catena di hotel low cost negli Usa) che ha investito finora circa 250 milioni di dollari, dopo i Genesis 1 e 2, lanciati nel 2006 e nel 2007. Beam sarà lungo 4 metri e largo 3,2 e pesa 1,3 tonnellate, e nonostante la definizione di modulo gonfiabile non è affatto un semplice “pallone”, visto che la sua superficie è fatta di vectran, un materiale plastico che dovrebbe avere il doppio della resistenza del kevlar, e ha già superato molti test di impatto con micrometeroidi che viaggiano a velocità orbitale. Va da sé che un successo del test sulla Iss rappresenterebbe una clamorosa dimostrazione della bontà della tecnologia Bigelow (derivata da uno sviluppo ideato dalla Nasa negli anni ‘90 e poi abbandonato per mancanza di fondi), che ha il vantaggio di pesare un terzo e costare molto meno dei corrispondenti moduli di metallo, e dunque consentendo di trasportarne di molto grandi con più facilità. I costi ridotti permetterebbero anche di aprire lucrosi mercati “privati”, per aziende istituzioni o singoli danarosi interessati a soggiornare nello spazio. Per adesso Bigelow Aerospace ha firmato sette contratti con agenzie spaziali o scientifiche non statunitensi, e ha accordi per il lancio dei moduli con Boeing e SpaceX.