Utilizzare le frequenze televisive per dare a tutti la banda larga
a basso costo e superare il digital divide: è questa la direzione
intrapresa dall’Europa, ma non dall’Italia, secondo quanto si
legge sul CorrierEconomia. Per la Commissione Ue, le frequenze tv
(e non solo la fibra ottica) rappresentano la soluzione per fornire
il servizio universale di banda larga. Viviane Reding, commissario
europeo per la società dell’informazione (da gennaio alla
Giustizia) ha affermato che “l’utilizzo delle frequenze
lasciate libere nel passaggio dalla televisione analogica a quella
digitale costituisce un’occasione unica per dare a tutti gli
europei la banda larga” e sta proponendo a tutti i Paesi di
anticipare il passaggio definitivo alla tv digitale entro il 2011.
L’anticipo, spiega il CorrierEconomia, “produrrebbe un
vantaggio sostanziale non solo per le comunicazioni avanzate e lo
sviluppo dell’economia, ma anche per gli Stati e i
contribuenti.
Il Tesoro Usa ha ricavato 19 miliardi mettendo all’asta le
frequenze ex televisive; il governo francese ha previsto nella sua
finanziaria 2010 ricavi per circa 1,4 miliardi dalla gara per la
banda larga mobile. Ma l’Italia sembra andare in direzione
opposta e, almeno per ora, il viceministro per le comunicazioni
Paolo Romani non prevede gare per la banda larga wireless”. Il
problema delle frequenze è solo apparentemente tecnico: in realtà
la posta in gioco è molto alta ed è economica e politica, nota
Grazzini. “La Commissione propone che in tutta Europa una parte
delle frequenze (790-862 Mhz) liberate dalle tivù venga destinata
a diffondere la banda larga wireless e ad abbattere il digital
divide. Infatti le basse frequenze tv sono preziose perché
garantiscono il massimo raggio di trasmissione, con risparmi
sostanziali sui costi per le antenne. Inoltre, le basse frequenze
tv garantiscono la copertura indoor, cioè dentro le abitazioni, e
funzionano benissimo non solo per vedere la tv, ma anche per
l’accesso alla banda larga”.
Mentre la fibra ottica è costosa, queste basse frequenze
garantiscono accesso facile ed economico alla banda wireless, anche
nelle zone montagnose o poco popolate. I più importanti Paesi
europei (Gran Bretagna, Germania, Francia, Scandinavia) hanno già
deciso di utilizzare queste frequenze cosiddette del dividendo
digitale per la banda larga. Ma in Italia il problema è più
complesso: “Siamo l’unico grande Paese europeo in cui le
emittenti nazionali e tutte le emittenti locali possiedono una loro
rete di ripetitori. Le televisioni locali sono circa 600 e tutte
vogliono le loro frequenze”. Di qui la cautela di Calabrò: “Il
nuovo Piano nazionale delle frequenze che l’Autorità sta
discutendo prevede che il dividendo digitale vada esclusivamente
alle televisioni. Tuttavia senza utilizzare anche le frequenze tv
sarà difficile riuscire a realizzare la nuova rete a banda larga
che tutti, Confindustra, sindacati e associazioni dei consumatori,
reclamano”, conclude il CorrierEconomia.