IL CASO

“Split” di Telecom in Reti e Servizi, Mucchetti lancia la proposta

Per il senatore PD la mossa avrebbe l’effetto di azzerare il dibattito sul valore dell’infrastruttura rete: “La società della rete diventerebbe un’utility che deriva i suoi ricavi da un regime tariffario basato sulla remunerazione dei costi operativi e del capitale investito”

Pubblicato il 07 Set 2017

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Una scissione della compagnia in Rete e Servizi, la porta aperta a Open Fiber, il riposizionamento dei soci, a cominciare da Vivendi per chiudere tutti in fronti aperti di Telecom. Lo scrive Massimo Mucchetti, senatore Pd, sull’Huffington Post.

“La mossa – scrive il senatore – risolverebbe di colpo i tre problemi sollevati quest’estate e avrebbe l’immediato effetto di azzerare il dibattito sul valore della rete di Telecom Italia: a quel punto, la società della rete diventerebbe un’utility indipendente e quotata che deriva i suoi ricavi da un regime tariffario analogo a quello delle reti energetiche, e cioè basato sulla remunerazione dei costi operativi efficienti e del capitale investito. A naso, credo che la somma dei valori delle due Telecom sarebbe superiore a quello della Telecom unitaria attuale. La storia del break up della Fiat in Fca, Cnh e Ferrari insegna”. Nel caso specifico, Telecom Italia Servizi continuerebbe a essere valutata dalla Borsa con i multipli attuali, mentre Telecom Italia Rete avrebbe i ben maggiori multipli delle utility regolate. Secondo Mucchetti sul piano operativo, poi, i ricavi della rete in rame aiuterebbero a finanziare la costruzione della rete in fibra ottica, operazione impossibile per il concorrente Open Fiber.

E se Open Fiber volesse davvero la rete Telecom non dovrebbe da fare altro che lanciare un’Opa, ammesso che trovi i capitali, anche di rischio, per farlo. Oppure potrebbe avanzare un’offerta a Vivendi per la sola partecipazione che dà il controllo di fatto senza Opa, assicurando ai francesi un premio adeguato e tagliando fuori i soci di minoranza. Ma sono possibili anche altri scenari.

“Telecom e i concorrenti di Telecom potrebbero anch’essi conservare o comprare in Borsa pacchetti di azioni della neonata società della rete – spiega Mucchetti – Ma non sarebbe stupefacente se la stessa Vivendi mettesse all’asta la sua partecipazione in Telecom Italia Servizi, o quella in Telecom Italia Rete oppure entrambe. Insomma, dall’attuale guerra di posizione si passerebbe a una guerra di movimento: una festa per il finanziere Vincent Bolloré che guida Vivendi e che, finora, su Telecom sopporta una minusvalenza teorica non trascurabile; non per lo Stato, azionista di Enel e Cdp. Aggiungo: una simile mossa del cavallo migliorerebbe la reputazione di Vivendi in Italia, e dunque potrebbe aiutare a trovare un accordo tra la stessa Vivendi e Fininvest su Mediaset”.

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