LA PROPOSTA

Stati Generali delle Comunicazioni per la “nuova” Agcom

Sempre più complesso il ruolo dell’Autorità che dovrà evolversi e innovarsi. Per questa ragione sarebbe utile coinvolgere gli stakeholder prima di decidere i nuovi componenti. L’analisi dell’avvocato Gilberto Nava

Pubblicato il 19 Ago 2019

Gilberto Nava

Equity partner Gatti Pavesi Bianchi Ludovici

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Lo scorso 11 luglio si è tenuta a Montecitorio l’ultima relazione annuale dell’attuale consiliatura dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni.

Il presidente Cardani ha tracciato un bilancio dell’attività del settennato evidenziando le molte cose fatte nei mercati delle comunicazioni elettroniche, dei media, dell’editoria, dei servizi postali e, da ultimo, anche per le ulteriori competenze relative al diritto d’autore. Dal 26 luglio è scaduto il mandato settennale e l’Autorità opera in regime di prorogatio.

Quali opportunità ci offre la fine dell’attuale consiliatura, o meglio l’avvio di un nuovo mandato per una Autorità dai poteri cosi ampi e così rilevanti per la dinamica democratica e per l’evoluzione dei molteplici mercati interessati ?

Non ci si vuole occupare di nomine né di criteri per garantire indipendenza e autorevolezza dei nuovi commissari, nella consapevolezza che spesso è il ruolo che trasforma l’uomo/la donna.

Non ci si vuole nemmeno occupare di temporanei ritardi nella nomina del Collegio né di estemporanee proposte di proroga, poiché l’effettivo interesse dei mercati e di tutti gli stakeholder coinvolti non è di avere una figura istituzionale pro-tempore, ma di poter dialogare in modo trasparente con un’Autorità indipendente, autorevole, che sappia individuare e indirizzare tempestivamente e in modo coerente le dinamiche concorrenziali e consumeristiche.

Si vuole provare a individuare le opportunità che possono emergere da una profonda discontinuità come il completo cambio dei componenti di un collegio dopo un settennato in una Autorità dotata di poteri di matrice comunitaria e nazionale in grado di incidere profondamente nella vita politica e economica del Paese.  E cogliere anche l’occasione della coincidenza della nomina della nuova Commissione europea alla quale sono riservati rilevanti poteri esecutivi che incidono sugli obiettivi e sull’azione delle Autorità nazionali.

Si presenta infatti nelle settimane dopo la pausa estiva, quando auspicabilmente un nuovo collegio di Agcom verrà nominato, l’occasione di organizzare un approfondito e qualificato dibattito su cosa e come sia stato fatto dall’Agcom negli ultimi anni e quali siano le priorità regolamentari e di vigilanza nei numerosi settori soggetti all’indirizzo della mano pubblica.

Un dibattito trasparente e polifonico al quale dovrebbero partecipare gli stakeholder e le istituzioni al fine di condividere quali fossero gli obiettivi dichiarati e poi gli esiti raggiunti o attesi dell’attività di regolazione finora svolta da Agcom, quali siano gli impatti positivi o negativi che si possono riscontrare nel mercato rilevante (secondo metriche quali-quantitative condivise), quali scelte non si sono fatte e quali siano oggi gli obiettivi prioritari.

Perciò si potrebbe esaminare, magari con il contributo di autorevoli istituti di ricerca e di qualificati studi legali, come il “pendolo della regolazione” si sia mosso, ossia a favore degli operatori o degli utenti, a beneficio dell’operatore incumbent o dei nuovi entranti, e per individuare quale sia – nelle condizioni attuali – la modalità  più adeguata per indirizzare le priorità di ciascun settore suggerendo accelerazioni o correzioni (o anche astensioni) nell’attività  regolatoria e di controllo.

In sintesi nessuna recriminazione su come e con quali tempistiche Agcom sia intervenuta nella vita sociale o economica di ciascun settore, ma un serio lavoro di analisi per condividere in modo trasversale lo “stato dell’arte” dei singoli mercati secondo metriche quali-quantitative condivise e al fine di proporre ai nuovi Commissari un possibile percorso e alcuni obiettivi che i rappresentanti degli utenti, degli operatori economici e delle istituzioni ritengono – in concreto – di dover sottoporre come prioritari.

In questa congiuntura politica non rileva neppure se queste proposte verranno accolte nel programma di un nuovo Governo o divengano parte di una nuova campagna elettorale, il dato rilevante è la comprensione da parte degli interlocutori istituzionali che “the business must go on” e che l’operato di Agcom può costituire, all’interno dell’architettura istituzionale nazionale e comunitaria, un importante “motore” che indirizza un’efficiente evoluzione dei mercati.

In altri termini, adesso vi è l’opportunità per organizzare, in occasione di questi due coincidenti “passaggi di consegne” istituzionali, una sorta di “Stati Generali” degli importanti mercati delle comunicazioni, dei media, dei servizi postali e, in generale, delle evoluzioni delle reti e servizi che impattano pervasivamente sulle nostre attività quotidiane, personali e professionali e che possa evidenziare come l’azione delle Autorità europee e nazionali possa (e debba) perseguire, in modo sempre più proporzionato ed efficace, gli obiettivi di benessere sociale ed economico per i quali queste Istituzioni sono state pensate e valorizzare negli ultimi vent’anni.

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