L’Unione europea si inganna sulle politiche in materia di telecomunicazione: dietro il vessillo della “protezione del consumatore” sostiene una serie di strategie fallimentari: non fa sconti all’Europa l’ultimo studio di Strand Consult, “Understanding net neutrality and stakeholders’ arguments”, che attacca in particolare le politiche sulla neutralità della rete.
Strand Consult nota che gli operatori telecom esercitano un’influenza relativa sui consumatori, mentre la Internet experience di questi ultimi è largamente determinata dai device mobili, dai sistemi operativi, dai motori di ricerca, dai social network e dai fornitori di contenuti e applicazioni – tutti player che sono esenti dalle regole della net neutrality.
“Noi di Strand Consult siamo a favore delle norme anti-discriminazione”, si legge in una nota della società di ricerche, “ma queste regole devono essere applicate a tutta la catena del valore di Internet“.
Anche sull’abolizione delle tariffe di roaming, Strand Consult non ha dubbi: sarebbe “una trovata pre-elettorale”. “Il roaming gratuito dà ai consumatori prezzi artificialmente bassi nel breve periodo, perché non pagano il vero costo di quello che consumano”, indicano gli analisti. “Nel lungo periodo, gli operatori non sono in grado di produrre profitti e quindi non investono in reti”. Il risultato sarebbe un peggioramento della già precaria situazione attuale: dieci anni fa l’Ue rappresentava un terzo degli investimenti totali mondiali nella banda larga, oggi è meno di un quinto.
Sul voto del’Itre (il Committee on Industry, research and energy dell’Ue) sulla net neutrality, Strand Consult commenta che il Comitato ha dimostrato di poter uccidere la net neutrality per salvare il roaming, perché “agli europei interessa più il portafoglio della gestione del traffico sulle reti”.
“Ai consumatori non importa la net neutrality. Quel che vogliono è semplice: una Internet experience sempre migliore con più applicazioni a un prezzo più basso”, scrivono gli analisti. “Almeno il voto dell’Itre lascia la porta aperta alle aziende per risolvere il dilemma, ma quello che i sostenitori della net neutrality vogliono è fondamentalmente un cartello. La net neutrality rifiuta una serie di modelli di business, anche quelli di cui i consumatori beneficiano oggi. I politici dell’Ue parlano di mantenere Internet aperto e gratuito ma non capiscono come funziona Internet e senza volerlo sostengono le politiche che mettono l’Ue in posizione di svantaggio competitivo”.
Concludono gli analisti: alla fine dei conti, qualcuno deve costruire le reti e trasportare il traffico, perciò Internet è tutto tranne che gratuito. L’idea dell’Internet gratuito è quella promossa da Google e Facebook, che offrono un motore di ricerca e un social network “gratuiti”. Ma qualcun altro sta pagando molto caro per questi servizi: gli utenti che cedono i loro dati personali, gli inserzionisti che versano soldi nelle casse di Google e Facebook, e gli operatori che costruiscono le reti per trasportare i dati. Insomma, per Strand Consult la net neutrality tanto sostenuta dalla Commissione europea conserva il “cattivo status quo” dell’Europa, le cui telco finanziano a peso d’oro il business delle Internet companies americane, senza far nulla per sostenere l’economia digitale europea.