La Corte Suprema statunitense non intende considerare il ricorso presentato da Google in opposizione ad una class-action indetta contro la società per aver violato le norme sulle intercettazioni. La causa legale ha visto coinvolto il colosso di Mountain View per aver intercettato il traffico dati dalle reti wi-fi non protette nel corso della raccolta di immagini per il servizio Street View. Tra i dati raccolti potrebbero esserci e-mail, password e username inviati tramite internet.
La società ha ammesso di aver fatto un errore, ma ha sempre precisato di aver posto rimedio alla violazione, modificando il processo di raccolta e non utilizzando i dati ottenuti. Google ha inoltre raggiunto un patteggiamento da 7 milioni di dollari con 38 Stati americani e affrontato processi in diversi Paesi.
Nel caso della class-action indetta dai titolari dei dati rubati, BigG si è difesa adducendo come argomento il fatto che le reti non fossero coperte. Un giudice federale di San Francisco ha rigettato queste giustificazioni, rifiutansosi di chiudere il caso. Lo stesso ha fatto oggi la Corte Suprema.