Supermarket applicazioni. Futuro business o soltanto gloria?

In principio era solo Apple Store. Poi i concorrenti si sono moltiplicati. E ora è guerra di tutti contro tutti (ma prende corpo l’ipotesi di uno standard)

Pubblicato il 23 Ott 2009

Tutti accorrono alla gran fiera delle applicazioni mobili: così va
la moda. Eppure, se sia business o solo gloria, ancora non si sa.
È il fenomeno, nascente e dai contorni ancora indefiniti, dei
negozi di applicazioni (application stores) per cellulari
(smartphone). Si rimpolpa in questi giorni la linea dei concorrenti
ad Apple, che con il suo App Store ha avviato il trend e ha ancora
la principale quota di mercato.

L’ultima ad arrivare è stata Microsoft, con il Windows
Marketplace, negozio di applicazioni aperto a ottobre per cellulari
con Windows Mobile 6.5 (da novembre, anche per le versioni 6 e
6.1). L’avversario più pericoloso di Apple, in questo mercato,
è però un altro: Nokia, grazie alle sue economie di scala. Ovi
Store è il negozio di applicazioni raggiungibile dal maggior
numero di utenti e modelli di cellulari; symbian è il sistema
operativo mobile più diffuso.

Le storie dei sistemi e dei negozi sono strettamente legate. I
negozi danno senso ai sistemi, perché permettono di esprimerne le
potenzialità. Senza applicazioni, i sistemi sono scatole vuote. Di
contro, solo su sistemi evoluti (stabili, flessibili) possono
germogliare le applicazioni. Ecco perché dietro al fenomeno c’è
anche una guerra di sistemi. Secondo Strategy Analytics, nel 2010
il secondo posto, nella classifica dei sistemi operativi, sarà
rubato da Android (ideato da Google). Il suo negozio di
applicazioni è destinato a essere quindi uno dei più promettenti.
Windows però giocherà bene nei prossimi mesi, secondo iSuppli.
Finora ha perso quote di mercato tra i sistemi (è al 7%), ma con
Windows Mobile 7 recupererà, arrivando al 15% nel 2013 (comunque
meno di Symbian e Android). Palm e Rim pure corrono, con propri
negozi, ma al momento non sembra che la loro presenza possa
scalfire i concorrenti maggiori.

C’è chi fa previsioni economiche. “Questo mercato varrà 25
miliardi di dollari nel 2014, da vendite dirette o indirette di
applicazioni mobili nei negozi online, contro gli 1,9 miliardi del
2009”, dice Windsor Holden, analista di Juniper Research al
Corriere delle Comunicazioni. “Noi stimiamo che si passerà dai 6
miliardi del 2009 ai 9,7 del 2013, passando dai 7,3 miliardi del
2010”, aggiunge Nitesh Patel, analista di Strategy Analytics.
“Il boom deriva dalla crescita di utenti con smartphone associati
a piani dati per internet mobile”, continua.

Le differenze tra le due previsioni la dice lunga su quanto siano
incerti i contorni dello scenario. “Noi non facciamo ancora
previsioni: del resto, solo Apple ha presentato i dati di vendita
sullo store. Gli elementi per valutare il mercato sono
insufficienti”, ribatte Saverio Romeo, analista di Frost &
Sullivan. “I negozi di applicazioni – aggiunge – sono la novità
più rilevante degli ultimi tempi, nella telefonia mobile. Hanno
definito un modello di successo per la distribuzione dei contenuti
su telefonini, dando via libera a venti creativi in termini di
modelli di business, tipologie di applicazioni e tecnologie
d’avanguardia”. Stimolano insomma la creatività e
l’innovazione. In termini sia tecnologici (Frost cita a riguardo
le applicazioni di realtà aumentata su cellulare) sia di modelli
di business futuri per l’industria del mobile.

Dal punto di vista economico, è quindi un fenomeno importante per
le promesse che porta con sé – con i modelli di business
innovativi – mentre è presto per valutare i ricavi veri e propri.
Quanto ai numeri, il boom dei negozi riguarda ora solo la crescita
del pubblico e dei contenuti: 2 miliardi di download dallo store di
Apple e 85mila di applicazioni pubblicate dagli sviluppatori (di
cui però la maggioranza è gratuita o costa meno di un dollaro).
“Per la prima volta, i negozi hanno creato un terreno fertile per
la nascita di un ecosistema di contenuti e applicazioni su
cellulare – dice Holden -. Anche prima era possibile aggiungere
applicazioni su cellulari evoluti: tramite i portali degli
operatori. Ma l’iPhone ha rivoluzionato tutto” aggiunge. Apple,
e poi i concorrenti, ha reso facile scaricare le applicazioni,
comprarle e installarle. Ha creato inoltre un modello di revenue
share che stimola gli sviluppatori.

“E ora per i concorrenti non sarà facile raggiungere Apple –
dice Romeo -. Non solo perché partita per prima, ma anche perché
ha un brand di prestigio”. “Un’incognita viene dagli
operatori mobili, che stanno facendo a loro volta negozi di
applicazioni”, continua Romeo. Uno degli esempi più noti è
Vodafone 360, ma si muovono anche Orange, T-Mobile, China Mobile.
Per ora è guerra di tutti contro tutti, ma il futuro potrebbe
essere a favore di standard: “Iniziative come Open Api e Smart
Pipe, sostenuti dagli operatori, vogliono far sì che le stesse
applicazioni possano girare su piattaforme diverse”.
L’ecosistema si rafforzerebbe e anche il business potrebbe
acquistare basi più solide, al momento ancora tutte da verificare.

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