MANOVRA

Svolta call center, marcia indietro del governo

Approvati gli emendamenti che re-introducono anche gli operatori dei call center interni alle aziende la dichiarazione del paese di provenienza della chiamata. Dario Ginevra: “Soddisfazione per l’attenzione al tema della lotta alla delocalizzazione”

Pubblicato il 15 Dic 2017

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Call center, tutto come prima: anche gli operatori dei call center interni alle aziende dovranno dichiarare all’inizio della telefonata il paese di provenienza della chiamata e le aziende dovranno iscriversi al Registro degli operatori della comunicazione. La commissione Bilancio della Camera ha approvato una serie di emendamenti identici che abrogano il comma 618 della manovra approvata dal Senato che esonerava i call center delle imprese che non hanno esternalizzato il servizio dall’obbligo di iscriversi al Registro. Il governo, che aveva introdotto la norma al Senato, ha dato parere favorevole agli emendamenti proposti alla Camera.

“Siamo soddisfatti per l’attenzione al tema della lotta alla delocalizzazione dei call center rivolta dal Relatore della Legge di Bilancio 2018, il Presidente Francesco Boccia, e per la marcia indietro del Governo sul tema” ha commentato il deputato dem Dario Ginefra primo firmatario di uno degli emendamenti approvati durante l’esame della manovra. “Quest’oggi la Commissione Bilancio della Camera ha posto rimedio alla svista del Governo – prosegue – accogliendo il nostro emendamento, premiando l’immediata mobilitazione dei sindacati confederali e proseguendo nella lotta alle delocalizzazioni dei call center nell’interesse dei lavoratori e dei consumatori”.

La parziale “deregulation” per i call center era stata prevista da un emendamento presentato dal  Governo che puntava a una modifica dell’art 24bis del decreto legge 22 giugno 2012 n. 83: secondo il 24 bis chiunque si rivolga o sia contattato da call center deve sapere se la chiamata avviene fuori dall’Italia, dando la possibilità al cliente di scegliere un operatore all’interno della Ue. L’emendamento presentato dal Governo escludeva da questi obblighi, iscrizione al Roc cimpresa, per le aziende che gestiscono dunque le attività in house. Iniziativa bocciata dai sindacati secondo i quali si sarebbe stravolto il senso di un provvedimento costruito con lo scopo di limitare le delocalizzazioni delle attività di call center. Fabrizio Solari (Slc-Cgil), Vito Vitale (Fistel-Cisl), Salvatore Ugliarolo (Uilcom-Uil) avevano chiesto “che questo emendamento venga soppresso e che questo episodio possa essere considerato una spiacevole svista”.

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