CONVEGNO

“Svolta digitale, stesse regole per Tlc, broadcaster e Over the top”

E’ il messaggio lanciato da operatori Tlc e emittenti TV riuniti a Roma al convegno per i 20 anni del Chapter italiano IIC: “Industria chiamata a costruire nuovi modelli di business, ma serve un campo da gioco equo su uso dei dati e offerta di servizi”

Pubblicato il 10 Nov 2017

rai-171110170617

Regole pro investimenti e level playing field per telco, broadcaster, over the top nell’uso dei dati e nell’offerta di servizi. E’ questo il messaggio emerso dalla conferenza per i 20 anni del Chapter italiano dell’International Institute Communications, “Vent’anni dopo, passato presente e futuro della comvergenza nelle comunicazioni” svolto nella sede Rai di Roma e organizzato con Agcom. Sfidanti gli impegni di fronte all’Italia alle prese con una timida ripresa e impegnata ad affrontare la svolta digitale. “Il Paese ha recuperato posizione su molti fronti, da quello infrastrutturale comunicazioni – ha detto il sottosegretario allo Sviluppo Antonello Giacomelli a chiusura dell’incontro –, all’avvio di Industria 4.0 con il ministro Carlo Calenda, al riordino dello spettro disegnato da Antonio Sassano.Abbiamo ‘strappato’ con le sperimentazioni 5G, ma dobbiamo lavorare ancora: su competenze, formazione, sviluppo di servizi soprattutto lato PA, una nuova politica del credito finalizzato allo sviluppo digitale: va creato un habitat in grado di creare valore e servizi”.

Sul fronte telco il modello di business “sta cambiando e dobbiamo tenere il passo” ha detto Amos Genish alla sua prima uscita pubblica come ad di Telecom. Serve “una regolazione più innovativa che deve farci competere con le stesse regole che valgono per i Big Data”. Ad esempio “vogliamo essere protagonisti nella pubblicità ma la privacy è diversa noi e per Facebook”.

Stesso messaggio da Vodafone: “Doppia sfida per le telco, oggi: da un lato il driver innovazione con conseguente pressione sugli investimenti, dall’altro un assetto competitivo esteso all’intera filiera, e caratterizzato da una crescente frammentazione” ha detto Pietro Guindani, presidente di Vodafone Italia: “In questa fase la regolamentazione avrà un ruolo chiave per creare un contesto equilibrato, in particolare per assicurare ‘stesse regole per stessi servizi’ tra operatori di telecomunicazioni e soggetti non classificati come tali. Perche’ solo con la parita’ di regole si crea quell’equilibrio che consente la finanziabilità degli investimenti nelle infrastrutture e nell’innovazione di servizio”.

Tema non a caso rilanciato da Sébastien Soriano presidente del Berec: “Le imprese che vogliono competere con gli Ott devono essere sostenuti dalla regolamentazione”.

Non basta. Secondo Jeffrey Hedberg, Ceo di Wind Tre, “la trasformazione digitale in Italia richiede una forte strategia costruita su una serie di partnership pubblico/privato tra imprese, Governo, sistema universitario e organizzazioni sindacali per definire insieme una roadmap chiara ed efficace. Per realizzare questo processo, aggiunge Hedberg, c’è bisogno di una grande attenzione agli investimenti in tecnologia, al ruolo delle persone e delle loro competenze all’interno di un chiaro e certo quadro regolamentare. Questa responsabilità condivisa, nel rispetto di ciascun ruolo, conclude il Ceo, non solo assicurerà la sostenibilità di questi investimenti, ma sarà un forte moltiplicatore per il futuro”.

Ma anche dai broadcaster l’appello è lo stesso: “Le emittenti europee hanno sempre chiesto regole eque, alla pari con gli over the top– dice Gina Nieri consigliera Mediaset -. Bene: considerata la situazione attuale cambio proposta: chiediamo zero regole”. Vero è che con la Commissione Ue è stato fatto “un lavoro coerente”, perseguito un level playing field che poi non si è verificato. “Ora ci chiedono regole nuove, non adeguate ai tempi, come quella per misurare la pubblicità in termini orari”. Al contrario, racconta Nieri, “se cammino per strada una notifica sullo smartphone mi invita a inviare una foto di quello che sto vedendo: operazioni che sarebbero totalmente negate ai broadcaster”. Eppure il modello è lo stesso, per Ott e broadcaster: “distribuzione di contenuti contro pubblicità e sottoscrizioni”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati