L’INDAGINE

Switch off delle reti in rame, a che punto è l’Europa?



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Il Berec, l’autorità di regolamentazione Ue, ha messo in consultazione tre documenti per mappare lo status quo e definire nuovi approcci per spingere l’adozione delle infrastrutture in fibra attraverso il progressivo spegnimento di quelle di vecchie generazione

Pubblicato il 13 gen 2025



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Lo stato di avanzamento e le sfide legate allo switch-off delle reti in rame in Europa, l’accesso all’infrastruttura fisica e l’impatto della condivisione delle infrastrutture sulla sostenibilità. Sono questi i temi affrontati nei tre documenti approvati dal Berec, che il comitato dei regolatori dell’Unione Europea ha deciso di sottoporre a consultazione pubblica.

Lo switch-off del rame in Europa

La transizione che porta al progressivo accantonamento delle reti in rame “richiede un’attenta gestione per salvaguardare la concorrenza e proteggere i diritti degli utenti finali”, spiega il Berec nel documento che sarà in consultazione e aperto alle osservazioni delle parti interessate fino al 31 gennaio 2025. Dal report emerge come sia aumentato il numero di Paesi in cui le autorità nazionali di regolamentazione hanno già fissato le regole per il passaggio, e anche il numero di quelli in cui le reti in rame sono state disattivate.

Le principali iniziative decise dalle autorità di regolamentazione nazionale per facilitare lo switch-off, spiega il Berec, “riguardano l’attuazione di un periodo di preavviso adeguato, la garanzia della disponibilità di adeguati prodotti alternativi di accesso all’ingrosso e gli sforzi di comunicazione con gli utenti finali”.

L’obiettivo finale di questo processo per i singoli Stati, sottolinea ancora il comitato, sarà di adeguarsi agli obiettivi minimi fissati dal Libro bianco della Commissione europea “Come soddisfare il fabbisogno di infrastrutture digitali in Europa?”, pur rimanendo il fatto che alcuni Paesi si trovano ad devono affrontare sfide più grandi a causa della carenza “di sufficienti infrastrutture di ingegneria civile” e delle condizioni meteorologiche.

A oggi, secondo quanto evidenziato dal rapporto, soltanto 8 Stati membri dell’UE hanno messo in essere una roadmap in grado di portare a uno switch-off entro il 2030. Quanto agli utenti finali, il Berec sottolinea che dovranno poter contare su “adeguati periodi di preavviso” e su tutte le informazioni del caso, oltre alla disponibilità di sistemi di accesso alternativi a un prezzo comparabile.

L’accesso alle infrastrutture fisiche

“Mentre gli obiettivi del decennio digitale spingono verso la rapida diffusione delle reti Gigabit – spiega il Berec – l’infrastruttura fisica sta acquisendo un’importanza sempre maggiore nel sostenere la fornitura di servizi digitali a prova di futuro e di reti di comunicazione sicure e ad alte prestazioni”. Nella bozza di relazione, le cui principali conclusioni e raccomandazioni sono disponibili per la consultazione pubblica fino al 19 febbraio 2025, il Berec si pone l’obiettivo di approfondire le posizioni espresse dalle autorità nazionali di regolamentazione sull’accesso alle infrastrutture fisiche, a partire dal ruolo dei proprietari di infrastrutture fisiche non appartenenti alle telecomunicazioni, dall’approccio alla regolamentazione da un punto di vista procedurale ex ante, e dai rimedi imposti quando è stato riscontrato un significativo potere di mercato.

“Inoltre – spiega ancora il Berec – la bozza di relazione esplora l’interazione tra obblighi di accesso asimmetrici e simmetrici in relazione all’accesso alle infrastrutture fisiche, riflettendo sugli approcci normativi, le motivazioni e gli sviluppi futuri previsti”.

Condivisione delle infrastrutture e sostenibilità

Nell’ultima riunione plenaria, il Comitato dei regolatori ha inoltre approvato il progetto di relazione per la consultazione pubblica, aperta fino al 26 gennaio, che esamina l’impatto della condivisione delle infrastrutture sulla sostenibilità delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica, focalizzando l’attenzione sul ruolo della regolamentazione nella promozione di queste pratiche.

Dalla bozza emerge la necessità che le authority nazionali valutino i benefici ambientali della condivisione delle reti e prendano decisioni che promuovano la sostenibilità, soppesando i benefici della condivisione delle infrastrutture rispetto alle possibili problematiche tecniche e legali, soprattutto in materia di concorrenza, evidenziando che “Sebbene esistano accordi di condivisione a scopo commerciale e strumenti normativi dell’UE per incoraggiare quest’ultima, molti Stati membri devono ancora utilizzarli appieno”.

L’inclusione di obiettivi di sostenibilità ambientale nel quadro normativo dell’Ue – argomenta il comitato – consentirà alle autorità nazionali di integrare in futuro gli aspetti ambientali nelle loro decisioni sulla condivisione delle infrastrutture. Il prossimo esame dell’Eecc, il Codice Europeo delle Comunicazioni elettroniche, sottolinea, “Potrebbe essere l’occasione per prendere in considerazione l’ampliamento delle possibilità per i regolatori di incoraggiare la condivisione delle infrastrutture e i relativi benefici ambientali, in particolare nella rete mobile”.

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