IL PIANO

Switch off rete rame, ok Agcom a dismissione 1.342 centrali Tim

Si tratta di un secondo lotto dopo quello da 62 siti già approvato. In totale è prevista la chiusura di 6mila delle 10mila centrali di accesso per favorire la migrazione alla fibra. Ma la commissaria Giomi vota contro: “Impatto economico sugli altri operatori”

Pubblicato il 06 Ott 2023

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L’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha approvato, con il voto contrario della Commissaria Elisa Giomi, gli esiti delle attività di vigilanza condotte su un secondo lotto di centrali locali in rame per le quali Tim ha comunicato l’intenzione di procedere allo switch-off della rete primaria in rame. Le verifiche svolte hanno accertato che 1.342 strutture risultano rispettare i requisiti previsti dalla regolamentazione vigente, in termini di copertura Nga e percentuale di migrazione dei clienti dal rame alla fibra, per avviare il relativo processo di decommissioning.

Il piano condiviso da Tim

Tim ha proposto, sin dal 2017, un Piano per il progressivo decommissioning della sua rete di accesso in rame che prevede la chiusura di circa 6mila delle 10mila centrali di accesso della rete.

Le procedure, i requisiti e le tempistiche relative all’attuazione del Piano, individuate al fine di preservare le condizioni di competizione nel mercato dell’accesso, sono regolate dalla Delibera n. 348/19/Cons del 18 luglio 2019, recante Analisi coordinata dei mercati dei servizi di accesso alla rete fissa ai sensi dell’articolo 50 ter del Codice.

I cambiamenti per i clienti finali e i tempi di migrazione

I clienti finali – collegati alle centrali di cui è prevista la chiusura – continueranno a usufruire dei servizi di accesso alla rete fissa, ma saranno migrati sulla nuova rete in fibra ottica di tipo misto fibra-rame (Fiber to the Cabinet), nella maggioranza dei casi, o sulla rete misto fibra-wireless (Fixed Wireless Access) in casi marginali nonché, in prospettiva, sulla rete Ftth. A valle della migrazione, in sostanza, i clienti saranno serviti attraverso un collegamento in fibra ottica o di tipo wireless a una diversa centrale già attiva per la fornitura dei servizi (“centrale accorpante”) che sostituisce di fatto quella che viene dismessa.

Il decommissioning della rete comporterà anche una migrazione dei servizi all’ingrosso acquistati dagli operatori alternativi; per tale ragione, l’Autorità ha coordinato, nel corso del 2016 e del 2017, un tavolo di discussione tra tutti gli operatori di mercato al fine di individuare le soluzioni tecnologiche più adatte a consentire una migrazione efficiente dei servizi al dettaglio e all’ingrosso verso la nuova rete.

La durata del processo di migrazione tecnica è pari a 12 mesi decorrenti dalla scadenza del preavviso (di 12, 18 o 24 mesi) per l’avvio della migrazione forzata. Laddove allo scadere del termine suddetto residuassero ancora linee non migrate, Tim e gli operatori titolari dei contratti con i clienti collaborano con l’Autorità per agevolare, anche mediante misure ad hoc, il completamento della migrazione che dovrà, comunque, essere completata, previa informazione di cessazione del contratto ai clienti coinvolti che non intendessero migrare, nei successivi tre mesi.

La Commissaria Giomi: “Impatto sugli altri operatori”

Voto contrario da parte della Commissaria Elisa Giomi: “La chiusura delle centrali comporta una perdita degli investimenti da parte di tutti gli operatori che hanno realizzato infrastrutture di rete per raggiungere ed attrezzare proprio quelle centrali che Tim aveva pianificato di aprire e mantenere aperte alla concorrenza e a ciò si aggiungono i notevoli costi di migrazione delle linee e delle nuove architetture di rete che seguiranno al cosiddetto decommissioning”.

Secondo Giomi “la chiusura delle centrali è giustificata solo se si elimina dall’area territoriale l’intera rete in rame, altrimenti il danno alla concorrenza rischia di essere superiore al beneficio di riduzione dei costi dell’ex monopolista” evidenziando che una rete Fttc in un’area servita da una centrale si compone per la maggior parte di collegamenti in rame e solo marginalmente di collegamenti in fibra. “Senza le dovute verifiche si potrebbe commettere l’errore di chiudere centrali in aree dove Tim continua a utilizzare in modo significativo architetture Fttc. Ciò espone Agcom al paradosso come regolatore di questo settore di approvare la chiusura delle centrali giustificandola con la necessità di migrare dalla tecnologia in rame a quella in fibra o wireless quando la maggior parte della copertura di un’area potrebbe ancora essere basata sui vecchi cavi in rame”.

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