LA CRISI

Tagli Almaviva, Boggio: “Ai call center servono regole certe, basta indugi”

Il presidente di Assocontact: “Non entriamo nel merito delle scelte imprenditoriali, ma questa situazione dimostra che il settore necessita di interventi immediati. Le aziende hanno bisogno di strumenti per fronteggiare la crisi e cogliere le opportunità dell’innovazione”

Pubblicato il 22 Mar 2016

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“Non entriamo nel merito delle scelte imprenditoriali di Almaviva, ma questa situazione di crisi è l’ennesima dimostrazione che il nostro settore ha bisogno di regole certe ed uguali per tutti”. Commenta così la decisione di Almaviva di tagliare 3mila posti di lavoro, il presidente di Assocontact, Roberto Boggio.

“Le nostre aziende si trovano in mezzo ad un processo di riconversione industriale – spiega Boggio – ed hanno bisogno di attivare tutti gli strumenti necessari sia per fronteggiare le crisi sia per cogliere tutte le nuove opportunità dell’innovazione e dei nuovi mercati/settori in espansione”.

Ieri è stata formalizzata la procedura di licenziamento collettivo 2.988 lavoratori dei call center: 1.670 a Palermo, 918 a Roma e 400 a Napoli. Dopo i vari tentativi di evitare i tagli, con un passaggio agli ammortizzatori sociali, Alamviva – una delle poche in Italia a non piegarsi alla gare al massimo ribasso e non ascoltare le “sirene” della delocalizzazione – ha annunciato il suo piano di ristrutturazione.

“Il piano è diretto al necessario obiettivo di garantire condizioni di equilibrio industriale e di avviare, nel medio periodo, un percorso di rilancio del posizionamento di mercato nel settore italiano del Crm operativo” spiega una nota di Almaviva Contact, società di contact center del gruppo Almaviva. Il piano coinvolge il 6% del personale attualmente in forza al Gruppo a livello globale (50 mila persone, in sette Paesi).

Nel corso dei prossimi settantacinque giorni, in base alle previsioni della normativa in materia, la società si confronterà con le organizzazioni sindacali per esaminare l’impatto sociale ed occupazionale della procedura.

I sindacati hanno subito lanciato l’allarme. Slc, Fistel e Uilcom parlano di “bomba sociale pronta ad esplodere” e chiedono l’intervento del governo.

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