«Le onde a fusillo potrebbero liberare tantissimi canali, una moltiplicazione da 5 a 11 volte senza multiplexing dei canali disponibili per singola frequenza, oppure mandare in ridondanza più informazione ad altissima qualità tipo Internet o grandi pacchetti», racconta Fabrizio Tamburrini, il ricercatore precario dell’Università di Padova, che con la sua scoperta delle onde a fusillo, realizzata in tandem con Bo Thidé, ricercatore dell’Istituto di fisica spaziale svedese dell’Università di Uppsala, promette di rivoluzionare l’utilizzo dell’etere, dando così risposte concrete alla fame di spetteo di operatori Tlc e broadcaster.
I risultati di una sua recente ricerca sulla vorticità del campo magnetico, che consente di moltiplicare il numero di canali disponibili sulle frequenze radio, ha fatto scalpore dopo la pubblicazione a fine febbraio sul New Journal of Physics totalizzando 30mila download nel giro di pochi giorni. Interesse per la scoperta del ricercatore dell’università di Padova è arrivato da enti governativi esteri, industrie, big delle telecomunicazioni dal Darpa, l’agenzia di ricerca del Pentagono, dal Governo italiano.
“Mi ha contattato anche l’Itu (International telecommunication union), l’agenzia dell’Onu che si occupa di frequenze e standard nelle telecomunicazioni – dice en passant Tamburrini – tra l’altro con questa scoperta, ma è un altro brevetto, abbiamo trovato il modo di abbattere in maniera drastica l’elettrosmog”.
Ma in cosa consiste la scoperta del 47enne Tamburrini e del suo team? “Le onde elettromagnetiche vengono lanciate attorcigliate in un vortice, come fossero dei fusilli e in questo modo invece di trasmettere un massimo di cinque canali per ogni banda di frequenza, come succede adesso, possiamo inviarne migliaia e migliaia”, risponde Tamburrini, che è riuscito a raccogliere dagli sponsor i fondi necessari per svolgere al più presto la sperimentazione per la successiva pubblicazione sul New Journal of Physics. “Il campo elettromagnetico ha tantissime proprietà. Di queste ne utilizziamo soltanto una piccola parte – dice Tamburrini – Anche nelle telecomunicazioni ne usiamo una porzione molto piccola. Fra le tantissime proprietà del campo elettromagnetico c’è ‘il momento angolare orbitale’, che sarebbe il fusillo, che sembra il meccanismo che tiene su una moto quando si muove. Quello che si è scoperto che come nei fluidi esistono dei vortici fatti di onde elettromagnetiche. Associato a questi vortici c’è anche questa rotazione, una classe specialissima delle quali abbiamo battezzato onde a fusillo. Che erano già note, ma non ben comprese, già negli anni ’90”.
“Quello che abbiamo fatto noi (Tamburrini, Thidé e Romanato ndr) è portare le onde a fusillo in onda radio – continua Tamburrini – perché in ogni frequenza, non in ogni banda, possiamo attorcigliare l’onda un numero infinito di volte, ma un numero discreto di volte, in senso orario e antiorario. Ciascuno di questi stati è indipendente uno dall’altro. Uno li genera anche simultaneamente e li fa propagare e dall’altra parte uno li riceve come cose indipendenti l’una dall’altra, ma sulla stessa frequenza. E’ un principio fisico, non una tecnica, e su queste vorticosità si può mettere anche il multiplexing e l’abbiamo anche provato. E’ una potenzialità nuova, in pratica, è una frequenza verticale. Ogni frequenza dove sintonizziamo la radio in pratica potrebbe sintonizzarsi su infiniti vortici”.
La scoperta scientifica è stata brevettata da Tamburini, Thidé e dagli altri collaboratori (4 brevetti) ed è stata lasciata in gestione all’Università di Padova. “Stiamo mettendo su uno spin off dell’università di Padova – precisa Tamburini – il mio desiderio è che il brevetto resti italiano. L’anno scorso, prima del boom mediatico, abbiamo mandato il brevetto al vaglio del ministero della Difesa, perché è di importanza strategica. Con tecnologie simili si può raggiungere una sensibilità anche dieci volte superiore al normale per scopi militari sulla posizione e realizzare un super radar ma anche un super telescopio”.
FREQUENZE
Tamburrini: “Il mio fusillo piace pure all’Itu”
L’agenzia dell’Onu corteggia la scoperta made in Italy, che moltiplica la capacità trasmissiva. L’inventore dell’Università di Padova: “Già contattato da grandi industrie ed enti governativi stranieri, ma voglio restare in Italia”
Pubblicato il 24 Apr 2012
Argomenti
Canali
EU Stories - La coesione innova l'Italia