BNetzA di nuovo nel mirino della Commissione europea. Bruxelles ha annunciato stamane l’apertura di un’indagine sulle tariffe di terminazione su rete fissa adottate dal regolatore per le tlc tedesco per il biennio 2015-2016. Si tratta solo dell’ultimo infuocato capitolo di una guerra di trincea tra le due istituzioni che si trascina dal 2013. Ma ha radici ancor più lontane. “BNetzA – accusa in una nota la Commissione – non segue l’approccio raccomandato dall’Ue per il calcolo delle tariffe di terminazione fissa”, vale a dire i prezzi all’ingrosso che i gestori si praticano vicendevolmente per la connessione delle chiamate sulle rispettive reti. Prezzi che, in una parola, l’esecutivo Ue ritiene troppo elevati rispetto alla media europea. E paventa che i costi aggiuntivi per gli operatori siano da ultimo scaricati “sui canoni retail delle chiamate a detrimento di consumatori e aziende”.
Di qui l’indagine. O detto in eurocratese, l’apertura della cosiddetta “fase II”, nel corso della quale la Commissione negozierà per tre mesi con il regolatore in causa, e la mediazione del Berec (l’organismo europeo che raccoglie le authority nazionali), su come modificare lo schema di provvedimento incriminato per allinearlo alle disposizioni comunitarie. Nel frattempo l’applicazione delle nuove tariffe di terminazione fissa tedesche, che dovrebbe scattare dal 1° dicembre 2014, verrà sospesa. Ma se le trattative fallissero, uno scenario sul quale diversi esperti sono pronti a scommettere, a Bruxelles non resterà altra scelta che tirare fuori l’artiglieria pesante: cioè emettere una Raccomandazione, una sorta di diffida formale, con la quale intimerà a BNetzA di ritirare o cambiare il provvedimento.
Intimare, tuttavia, non fa rima con obbligare. Almeno non ai sensi della direttiva quadro sulle telecomunicazioni. Che, in questi casi particolari, attribuisce alla Commissione la facoltà di alzare il cartellino giallo ma non di imporre un vero e proprio vetio sulle deliberazioni delle authority nazionali. E i precedenti lo dimostrano con chiarezza. La querelle sulle tariffe di terminazione fissa tedesche era infatti deflagrata nell’estate 2013. All’epoca, un’analoga Raccomandazione inviata dalla Commissione era stata platealmente snobbata dal regolatore tedesco. Tanto da dare vita ad un serrato braccio di ferro che è oggi sfociato in una nuova indagine. Un film dunque già visto. E per altro ricco di “spin-off”. Perché Bruxelles e BNetzA battagliano più o meno dallo stesso anno, e più o meno per le stesse ragioni, anche sulle tariffe di terminazione mobile. In entrambi i casi, l’authority tedesca ha certo tentato di recepire le indicazioni della Commissione revisionando al ribasso i canoni. Ma non al punto da sopire “i seri dubbi” di Bruxelles, che sono anche condivisi dal Berec. Nel 2013, secondo la Commissione europea, le tariffe di terminazione fissa in Germania erano del 300% superiori rispetto alla media europea. Quelle mobili restano al momento le più alte nell’Ue. Su quest’ultime la Commissione europea ha a più frangenti ventilato l’intenzione di aprire una procedura d’infrazione contro la Germania nonostante vi siano dubbi diffusi circa la praticabilità legale di una azione in tal senso.
Il dicastero comunitario responsabile del procedimento aperto oggi è lo stesso su cui dal 1° novembre regna il tedesco Gunther Oettinger, neocommissario europeo all’Economia e alla società digitali. Che, per ora, ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione pubblica sul tema. Il suo predecessore, la pugnace Neelie Kroes, era per sua parte intervenuta a ripetizione sulla disputa. Nell’estate del 2013, annunciando la precedente Raccomandazione contro BNetzA, aveva tuonato: “Le regole europee in materia di telecomunicazioni richiedono agli Stati membri di promuovere la concorrenza, proteggere i diritti dei consumatori e il mercato unico. Non posso accettare un approccio nel calcolo delle tariffe di terminazione che vada contro questi principi e obiettivi”.