Il governo ungherese di Viktor Orban non arretra sulla tassa sul consumo di internet. A nulla è servita la manifestazione dei giorni scorsi che ha portato oltre 10.000 persone in piazza a Budapest per chiederne il ritiro. I deputati del governo hanno presentato una modifica della legge, che limita l’impatto della tassa, ma il testo nella sostanza resta uguale. Oggi anche l’Associazione delle aziende di telecomunicazione ha protestato contro il progetto di prelevare 150 fiorini (50 centesimi di euro) per gigabyte, una misura giudicata necessaria dal governo per colmare il buco di bilancio per il prossimo anno.
Su Facebook si sta organizzando una nuova manifestazione di protesta per stasera che ha già raccolto 200mila adesioni. ”Vogliamo l’abolizione della proposta e non una modifica”, ha detto l’organizzatore Balazs Gulyas. Per i manifestanti la tassa mira a restringere gli spazi di critica contro il governo di Orban, accusato di autoritarismo, critiche che viaggiano in gran parte sul web.
Oggi contro la tassa è tornata ad esprimersi Neelie Kroes, commissario usnete all’Agenda digitale, per bocca del suo portavoce. La tassa, ha detto Ryan Heath è “una pessima idea molto” sia per il paese che per l’Europa in quanto “se Budapest rappresenta un precedente diventa un problema per tutti gli stati membri”. Kroes ha poi aggiunto “continuerà a sostenere le proteste contro questa tassa che è “l’ultima misura di una serie prese a livello nazionale che limitano la libertà”.
C’è infatti una “questione più grande in gioco”, in quanto “internet è una risorsa globale” e “qualsiasi governo che adotti una tassa di questo tipo si dimostrerà che sbaglia”. Per di più l’Ungheria, ha ricordato il portavoce, è “al di sotto della media Ue in tutti gli indicatori dell’Agenda digitale”.
La tassa è stata annunciata il 21 ottobre dal ministro dell’Economia Mihaly Varga dopo che il partito del premier, Fidesz, ha sconfitto l’opposizione nelle elezioni comunali. Varga ha aggiunto che la tassa, a cui sarebbero soggetti gli Isp, è una “logica estensione della tassazione su chiamate telefoniche e messaggi di testo che il governo ha annunciato nel 2011”. Inizialmente il provvedimento prevedeva che a pagare fossero i singoli abbonati a Internet, poi il governo ha chiarito che avrebbero pagato le aziende. Ma la protesta è andata avanti comunque.
È la prima volta che un governo vuole imporre una tassa del genere. Tassa che, secondo i provider, rischia di minare lo sviluppo della banda larga nel paese.