Chi ha un contratto di abbonamento per il telefono cellulare, che
sia stato attivato con partita Iva o per uso domestico, non solo
non dovrebbe più pagare la tassa di concessione governativa ma
può chiedere il rimborso di quello che ha già corrisposto, fino a
un massimo di 36 mesi. Lo dice l'Adico, Associazione difesa
consumatori, riferendo che l'Agenzia delle Entrate ha
comunicato lo scorso 23 marzo l'annullamento dell'avviso di
accertamento di oltre 450 euro che era stato notificato ad un
utente veneziano, ex abbonato Wind.
Secondo l' associazione – nella motivazione – ''per
riscontrata inesistenza del presupposto impositivo'' sta
l'implicita ammissione di colpa dello Stato. In altre parole,
sostiene l'Adico, la legge che istituiva la tassa di
concessione governativa si può ritenere abrogata e quei 5,16 euro
al mese pagati dai privati e 12,91 dai clienti business non sono
più dovuti.
L'utente veneziano dopo lunghe traversie con l' operatore
di telefonia mobile con cui aveva acceso un contratto con partita
Iva e dal quale aveva receduto, lasciando diverse fatture non
pagate, a distanza di un paio d'anni si era visto notificare a
casa un avviso di accertamento da parte dell'Agenzia delle
Entrate per un importo complessivo di poco più di 450 euro fra
tassa di concessione governativa non corrisposta e interessi di
mora. Si era quindi rivolto agli avvocati dell' Adico e ha
deciso di andare fino in fondo impugnando l'avviso.
L'eccezionalità di ciò che è successo sta nel fatto che il
riconoscimento dell'errore da parte dell' Agenzia delle
Entrate, con l'annullamento dell'avviso (ultimo passo prima
dell'invio della cartella esattoriale) è arrivato – secondo
l'Adico – ancora prima che venisse fissata la prima
udienza.
“Il caso del nostro associato è tipico, ed è quello di un
abbonato insoddisfatto che prima di riuscire a cambiare operatore e
a rescindere il contratto accumula alcune fatture non pagate
perché ritenute a diverso titolo illegittime – spiega il
presidente Adico, Carlo Garofolini – ed é solo quando arrivano
questi avvisi che il consumatore ‘scopre’ di aver pagato per
anni una tassa di fatto illegittima''.