Lo sviluppo del 5G offre un nuovo assist ai gruppi delle telecomunicazioni europei per sostenere le ragioni del consolidamento presso i regolatori dell’Ue. I movimenti sul mercato americano, dove gli operatori mobili T-Mobile e Sprint si sono accordati per la fusione (e attendono il sì dei regolatori), potrebbero convincere la Commissione europea che il consolidamento ha i suoi meriti, soprattutto in vista dei sostanziosi investimenti che si rendono necessari per il passaggio alle reti 5G.
L’ufficio Antitrust europeo guidato dalla commissaria Margrethe Vestager ha finora adottato un atteggiamento severo nei confronti delle operazioni di acquisizione e fusione temendo una restrizione della concorrenza e un danno per il consumatore. Per le aziende telecom, tuttavia, la possibilità di cercare un consolidamento con altri player del settore è fondamentale per riuscire a sostenere ingenti investimenti nell’aggiornamento delle reti, per lanciare nuovi servizi e far fronte alla guerra dei prezzi innescata dalla presenza di operatori low-cost.
Questa tesi è stata sostenuta di recente da Stéphane Richard, Ceo di Orange, in un incontro con gli investitori: il consolidamento tra gli operatori mobili presenti sul mercato francese (attualmente quattro) è diventato una necessità, dopo sei anni di competizione serrata sui prezzi, ha indicato Richard; Orange, il maggiore dei gruppi telecom francesi, potrebbe comprare asset per facilitare la fusione tra le rivali SFR (parte di Altice), Bouygues o Iliad. Nicolas Cote-Colisson, analista di HSBC, ha detto che Richard ha fatto riferimento a quanto sta avvenendo sul mercato statunitense. Il Ceo di Orange pensa che i regolatori potrebbero essere più aperti alle dinamiche del consolidamento nelle telecomunicazoni, “perché darebbero un contributo importante al raggiungimento degli obiettivi sulla diffusione della fibra ottica e del 4G e aprirebbero le porte al 5G”. In Francia il regolatore Arcep appare più propenso all’M&A e Richard si è detto fiducioso che il presidente Macron non si opponga “per principio” al consolidamento nelle Tlc.
Il resto dell’industria europea è allineata con la visione del Ceo di Orange, commenta oggi il Financial Times: la speranza è di poter persuadere Bruxelles con gli argomenti dell’innovazione e della competitività rispetto a Stati Uniti e Cina che possono vantare grandi campioni nazionali dell’economia digitale. Senza investimenti nelle nuove reti, evoluzioni come la Internet of Things non possono diventare realtà.
I precedenti in Europa non sono a favore dell’industria delle telecomunicazioni. Pesa in particolare la bocciatura della Commissione Ue e dell’Ofcom all’operazione O2-Three in Gran Bretagna nel 2016. Solo in Italia CK Hutchison, proprietaria del marchio Tre, è riuscita a mandare in porto la fusione con Wind, pur se aprendo le porte all’ingresso del nuovo operatore Iliad (ripristinando così a un mercato “a quattro”).
Fa ben sperare invece l’altra operazione condotta da Hutchison la scorsa settimana in Italia: il gruppo ha rilevato la quota di Veon (ex Vimpelcom) in Wind-Tre per 2,45 miliardi di euro. I russi sono usciti di scena e Hutchison ha raddoppiato la sua presenza in Italia, come ha dicharato il gruppo asiatico, aggiungendo che questa “non è l’unica tipologia di M&A che cerchiamo. Siamo pronti a tentare nuove operazioni di mercato, le economie di scala sono sempre più importanti”.
Ciò non significa che all’ufficio di Margrethe Vestager l’atteggiamento sia cambiato. E se il regolatore francese Arcep potrebbe aprire uno spiraglio, altri regolatori nazionali, come la britannica Ofcom, non vedono favorevolmente la restrizione da quattro a tre degli operatori telecom sullo stesso mercato. In Austria, dove la locale Drei di Hutchison ha comprato Orange, il regolatore nazionale ha rilevato che, per effetto del merger, i prezzi dei servizi mobili sono aumentati tra il 2014 e il 2015 per poi stabilizzarsi con l’ingresso degli operatori di rete virtuali. Uno studio del Body of European Regulators for Electronic Communications ha affermato quest’anno che i merger che hanno ristretto da quattro a tre gli operatori in Austria, Germania e Irlanda hanno portato a prezzi più alti in diversi paesi Ue.
Proprio il caso italiano potrebbe tuttavia venire in aiuto alle aziende telecom: l’ingresso di Iliad per “compensare” la fusione Wind-Tre reintroduce la competizione sui prezzi, capace di riequilibrare l’andamento delle tariffe per i consumatori. La tesi è che le aziende telecom possono avere il consolidamento senza danneggiare l’utente finale. Inoltre oggi la concorrenza non arriva solo da operatori Tlc, ma da settori adiacenti: la convergenza tra telecomunicazioni e media è un motivo in più per cambiare le regole. Lo ha ribadito Mark Evans, Ceo di Telefónica UK (che possiede O2): i regolatori non dovrebbero vedere le reti fisse e le reti mobili come due settori separati, ma valutare il “mercato delle comunicazioni” nel suo complesso.
Già a inizio anno Bengt Nordstrom, Ceo della società di analisi Northstream, indicava che nel 2018 le telco europee avrebbero spinto per il consolidamento tramite una rinnovata attività di merger & acquisition. Secondo l’analista l’atteggiamento ostile dell’Antitrust Ue ha portato gli operatori telecom a un impasse: vorrebbero andare sul mercato per comprare player più piccoli e aumentare la redditività e i margini, ma la Commissione dà priorità alla promozione della concorrenza di mercato. Nordstrom pensa però che le telco possono esplorare le opportunità di crescita offerte dalle integrazioni orizzontali e tentare integrazioni verticali con player minori, in attesa di un atteggiamento più soft che forse le premierà nel corso dell’anno.