"Prive di fondamento". Definiscono così i soci italiani
di Telco, Generali, Intesa Sanpaolo e Mediobanca, le notizie sugli
assetti proprietari di Telecom, ribalzate ieri su Dagospia e
riprese oggi da Repubblica. La precisazione è arrivata tramite
una nota richiesta alla holding dalla Consib, a seguito del balzo
del 4,21% del titoli di Telecom in Borsa. Dopo la smentita il
titolo è sceso al 2,2%.
Secondo quanto riportato da Repubblica Mediobanca starebbe
studaindo il modo di far uscire Telecom Italia dall’impasse in
cui si trova facendo confluire in una nuova "scatola" la
partecipazione del 22,5% di Telecom oggi in Telco e il 3,75% di
Telefonica che la banca spagnola Caixa possiede tramite la holding
Criteria”. Secondo “indiscrezioni affidabili” continua
Repubblica, “la società spagnola guidata da Cesar Alierta
sarebbe anche disponibile a lanciare un’offerta in azioni (Ops)
sull’italiana a un premio ragionevole (25-30%) sul valore di
mercato, oggi sugli 1,2 euro”. Di certo Alierta non può mettere
a rischio la sua reputazione con gli investitori pagando 2,2 euro
ai soci Telco che avevano acquistato da Pirelli le azioni a 2,82
euro per poi svalutarle nel 2009; ma con l’escamotage della nuova
“scatola” “gli alti valori di carico verrebbero tecnicamente
diluiti lasciando spazio a una fusione tutta carta tra le società
di Tlc, a valori di Borsa”.
Secondo Repubblica, un’operazione del genere porterebbe i soci
italiani di Telco (Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali) a
detenere circa il 30-33% della nuova holding, “vale a dire una
minoranza di blocco in grado di spuntare una governance che sappia
tutelare la cosiddetta italianità del nuovo colosso di Tlc” di
cui Alierta sarebbe presidente, Galateri vicepresidente, Linares
amministratore delegato per Spagna e Sudamerica, Bernabè
amministratore delegato per Europa e Mediterraneo. È uno schema
che potrebbe garantire alle infrastrutture dei rispettivi Paesi di
rimanere sotto le giurisdizioni nazionali senza reciproche
interferenze.
Gli spagnoli potrebbero contare anche sul Banco Bilbao Vizcaya,
già in possesso di un’altra quota del gruppo, mentre la
pattuglia italiana potrebbe rinforzarsi con la Findim della
famiglia Fossati (che ha il 5% di Telecom Italia) o altri
interessati a investire nel nuovo colosso telecom che sarà attivo
letteralmente in mezzo mondo, dal SudAmerica alla Cina.
Naturalmente si tratta di una maxi-operazione che, se dovesse
andare avanti, “dovrà godere del via libera dei rispettivi
governi e non è un mistero che i rapporti Berlusconi-Zapatero”,
conclude Repubblica, “siano buoni e siano migliorati dopo il
rafforzamento di Mediaset nel mercato televisivo spagnolo”.
Occorrerà però sciogliere i nodi sul mercato brasiliano e
argentino che, come noto, sono piuttosto intricati.