Differenziare le tariffe wholesale sulla base della quantità di
traffico generato sulle reti. Questa l’ipotesi avanzata da un
gruppo di operatori di Tlc europei capitanato da France Telecom,
Telefonica e Vodafone.
La proposta, messa nero su bianco in una lettera inviata al
commissario Ue Neelie Kroes, punta ad una revisione delle norme e
delle disposizioni riguardanti il traffico dati a seguito del forte
aumento dello stesso. Ma soprattutto punta a dare vita ad un
“pedaggio” a carico delle Internet company americane, a partire
da Google, che occupano una grossa porzione di banda senza per
questo contribuire alla manutenzione e al sostentamento dei
network.
Le telco europee da tempo lamentano il transito sui proprio network
di una quantità spropositata di dati provenienti da oltreoceano
ossia generati dalle net company americane. Di qui l’idea di
differenziare le tariffe wholesale sulla base della quantità di
dati ossia della capacità di banda necessaria a erogare servizi ad
alto consumo, come ad esempio i video su YouTube. La soluzione
potrebbe essere rappresentata dalla riforma degli accordi relativi
al “peering system”, sistema che consente alle telco di
smistare il traffico dati nei punti di interconnessione delle loro
reti.
Fino al 2008 il sistema ha funzionato attraverso un meccanismo che
consentiva di far viaggiare i dati sulla porzione di rete più
libera indipendentemente dalla proprietà della rete: gli operatori
scambiano i dati sulle loro reti secondo una sorta di principio di
mutuo soccorso. L’equilibrio è stato però minato, in
particolare negli ultimi anni, dal forte aumento del traffico video
proveniente dagli Stati Uniti. "Gli accordi di peering non
sono più redditizi – sottolinea Elie Girard, responsabile
strategie in France Telecom -. Se si vuole garantire lo sviluppo di
Internet è necessario prevedere tariffe sulla base della quantità
di traffico generato sulle reti”. Da parte sua Cesar Alierta,
presidente di Telefónica annuncia che “gli accordi di peering
cambieranno” e che “i fornitori di contenuti online dovranno
pagare per il traffico".
L’istituzione di un “pedaggio” a carico dei grossi
consumatori di banda permetterebbe, sostengono le telco europee,
non solo di continuare a garantire la qualità del servizio ma
anche e soprattutto di generare quella cassa necessaria a investire
nella realizzazione dei nuovi network ultrabroadband su cui sta
facendo pressione il commissario europeo all’Agenda digitale
Neelie Kroes.
A febbraio scorso la Kroes ha richiamato all’ordine le telco
europee giudicando insufficienti gli investimenti nei nuovi network
e invitandole a velocizzare i loro piani. Secondo una recente stima
messa nero su bianco dalla società di consulenza McKinsey, per la
realizzazione dell’autostrada europea a banda larghissima sono
necessari 300 miliardi di euro, una cifra di cui le telco europee
certamente non dispongono. Le principali compagnie europee –
Deutsche Telekom, France Telecom, Telecom Italia, Telefónica e
Vodafone – hanno già dichiarato di essere disposte ad aumentare
la loro spesa in infrastrutture ma a patto che siano garantite le
condizioni di mercato più adatte ossia che sia possibile generare
revenues in tempi non biblici. E per garantire le “condizioni”
una delle soluzioni potrebbe essere rappresentata proprio
dall’imposizione di fees a carico dei produttori di contenuti che
necessitano di grandi quantità di banda, da Google a YouTube,
passando per Apple e Facebook.
Ma sciogliere il nodo non sarà semplice: i sostenitori della
neutralità della rete temono che si possa creare una “doppia
velocità” di Internet, con corsie preferenziali per chi paga di
più, e rivendicano gli obblighi in capo alle telco di garantire la
quality of service sempre e comunque. Inoltre se è vero che alcune
Internet company si sono dette disponibili a trovare un accordo,
l’ostacolo maggiore sul cammino è rappresentato dalla scarsa
volontà di Google a cedere alla pressione europea. Ad ogni modo le
telco hanno deciso di procedere sulla loro strada: France Telecom e
Telefonica stanno già lavorando alla definizione di nuovi accordi
di peering per fissare le tariffe di transito sui propri network.
Le Internet company però non staranno a guardare: potrebbero
decidere di contrastare le telco limitando l’erogazione di
contenuti online ai loro abbonati. E all’orizzonte c’è anche
la minaccia “cartello” se non si arriverà a una revisione
delle norme comunitarie.