Ricavi consolidati per 29.958 milioni di euro, pari ad un incremento dell’8,7% sul 2010. Ebitda consolidato a quota 12.246 milioni (+7,3%) e oltre un miliardo in meno di indebitamento che ha raggiunto quota 30.414 milioni. È stato un anno all’insegna della crescita il 2011 per il Gruppo Telecom Italia, il cui Cda riunitosi sotto la presidenza di Franco Bernabè, ha approvato i risultati preliminari al 31 dicembre 2011 nonché gli obiettivi finanziari per l’anno in corso.
Al netto degli effetti dell’acquisto delle frequenze Lte, costate all’azienda 1.223 milioni – che ha pesato inevitabilmente sul cash flow (-446 milioni rispetto a un anno fa) i numeri sono tutti al rialzo. Un risultato positivo ancor più considerata la situazione macro-economica. E non a caso il titolo dell’azienda è subito rimbalzato in Borsa. Vero è che il mercato domestico continua a soffrire ma la situazione è compensata dai risultati in forte crescita di Brasile e Argentina.
"Il 2011 è stato caratterizzato dalla decelerazione delle economie a maggiore crescita e dalle tensioni recessive di quelle mature. Nonostante questo quadro macroeconomico, il Gruppo ha raggiunto tutti gli obiettivi indicati per il 2011 a livello consolidato in termini di stabilizzazione del fatturato, della redditività e della generazione di cassa operativa – commenta il presidente Bernabè -. Crescono sia l’Ebitda sia i ricavi consolidati, soprattutto grazie al rafforzamento dei risultati dell’Argentina e del Brasile. Anche in Italia, il continuo impegno sull’efficienza ha consentito un miglioramento della dinamica dei risultati trimestre dopo trimestre, generando il free cash flow necessario a ridurre di oltre 1 miliardo di euro l’indebitamento nonostante l’investimento di 1,2 miliardi per l’acquisizione delle frequenze Lte”.
Il dividendo scende a 900 milioni di euro dai precedenti 1,2 miliardi, in nome dell’obiettivo di riduzione dell’indebitamento delineato dal precedente piano. “Al raggiungimento di tale obiettivo la shareholder remuneration potrà tornare a crescere”, sottolinea Bernabè. “Proseguono il percorso di riduzione dell’indebitamento finanziario netto e il processo di riposizionamento verso mercati con migliori prospettive di sviluppo, entrambi volti a riportare il Gruppo su un profilo di crescita”, annuncia il presidente esecutivo. In dettaglio l’azienda conferma gli obiettivi di leverage per il 2012-13, con una posizione finanziaria netta di 27,5 miliardi al 2012 e a 25 al 2013. E nel 2014 è attesa un’ulteriore riduzione. Gli altri target di periodo prevedono una generazione di cassa cumulata (ebitda-capex) superiore ai 22 miliardi e un capex superiore ai 15 miliardi. In merito al rating (oggi BBB) "siamo fiduciosi di poterlo mantenere", sottolinea Bernabè.
È sull’America Latina che si concentreranno le mire dell’azienda. Bernabè rileva in particolare “i risultati eccezionali in Brasile che rappresenta il motore del gruppo”. "Tim Brasil è un anno avanti rispetto agli obiettivi a breve del fatturato ed è in condizione di aumentare significativamente il suo free cash flow e quindi di incrementare il valore non solo per Telecom ma anche per tutti gli azionisti", sottolinea il ceo di Tim Brasil, Luca Luciani. "Abbiamo una guidance specifica per il 2012. Ci aspettiamo di vedere il fatturato crescere di oltre il 10% rispetto ai 17 miliardi di reais dello scorso anno, siamo un anno in anticipo rispetto agli obiettivi del piano e vediamo l’ebitda in aumento del 10% sui 4,7 miliardi del 2011".
Di contro i risultati del Domestic market sono in calo: i ricavi sono pari a 18.045 milioni di euro, in diminuzione di 940 milioni di euro (-5,0%) rispetto all’esercizio 2010. La variazione organica è pari al -5,1%. Tale risultato – spiega l’azienda – risente della fisiologica contrazione dei ricavi da business tradizionali nei segmenti Consumer (-5,4%), Business (-6,9%) e Top (-5,4%). Si segnala tuttavia una positiva dinamica sia dei ricavi da vendita sia dei ricavi da servizi innovativi quali il Broadband ( mobile) nel segmento Consumer.
Il segmento National Wholesale ha registrato un incremento dei ricavi pari all’1,3% generato dalla crescita della customer base degli Olo sui servizi Unbundling del Local Loop, Wholesale Line Rental e Bitstream.
L’Ebitda è pari a 9.000 milioni di euro e diminuisce di 89 milioni di euro (-1%) rispetto all’esercizio 2010. La variazione organica dell’Ebitda è negativa del 3,3% (-315 milioni di euro). L’incidenza dell’Ebitda sui ricavi è cresciuta al 49,9% (47,9% nel 2010); a livello organico l’incidenza sui ricavi è pari al 50,5% (49,5% nel 2010).
In dettaglio, i ricavi da telecomunicazioni fisse si sono attestati a quota 13.542 milioni, pari ad un decremento del 4,1%, una contrazione – spiega l’azienda – dovuta al calo degli accessi retail (-4,6%), ma che evidenzia segnali di rallentamento grazie alle politiche commerciali di mantenimento e recupero della clientela, pur in un mercato di riferimento in generalizzata flessione. Stabile invece il fatturato da servizi broadband: gli accessi ammontano a 9,1 milioni (+31mila in un anno).
L’azienda continua a segnare il passo anche sul fronte mobile: i ricavi a quota 7.114 milioni sono calati del 7,5% ma si segnala un progressivo e costante trend di miglioramento rispetto al 2010. La base clienti è di 32,2 milioni (+1,2 milioni di linee in un anno).
Il 2012 però si è aperto con notizie positive: "L’andamento dei prezzi a gennaio e febbraio sembra migliore rispetto allo scorso trimestre", annuncia l’Ad Marco Capuano.
"I risultati consolidati del Gruppo sono positivi grazie al contributo dell’Argentina e del Brasile, compensando i segnali ancora negativi del mercato nazionale. Ma gli obiettivi per gli anni successivi sono molto sfidanti, soprattutto riguardo al debito (25 mld € al 2013) ed il rapporto debito/Ebitda minore di 2 nel 2014", sottolinea l’Asati, l’associazione che rappresenta i piccoli azionisti di Telecom Italia. "Certamente l’anno più critico sembra essere questo 2012 e non solo a causa della difficile congiuntura nazionale; il Gruppo infatti conterebbe nel 2012 di ridurre il debito rispetto di circa 3 mld €, e questo a spese degli azionisti (-500 milioni di dividendi), dei dipendenti (forse con ulteriori operazioni di outsourcing), e senza poter disporre di risorse economiche per aumentare gli investimenti. E tutto questo per scongiurare un possibile declassamento del rating con le ovvie conseguenze negative sul costo di rifinanziamento del debito".
Inoltre – aggiunge Asati – "è da tenere in conto che il Brasile in un prossimo futuro diverrà un mercato maturo e che quindi non potrà sempre compensare le eventuali defaillances nel mercato domestico; occorre quindi recuperare al più presto risorse finanziarie sia per consolidare la presenza in sud America sia per conquistare uno sbocco nei mercati a più alta crescita, nei paesi Emergenti dell’Asia e dell’Africa". "Nel mercato nazionale la proposta di Asati, come noto, rimane quella della costituzione di una società della rete a controllo TI, aperta agli interventi della mano pubblica e di tutti quei soggetti privati che hanno risorse finanziarie adeguate. Tale proposta tra l’altro agevolerebbe la riduzione del debito, gli investimenti innovativi (Ngn,) e i problemi occupazionali e consentirebbe uno sviluppo dei nuovi servizi per le imprese e la PA, unico vero potenziale volano di crescita per la competitività del Paese e per il mercato domestico di TI.
"I risultati raggiunti da Telecom nel 2011 sono figli anche di accordi importanti col sindacato, che hanno comportato sacrifici dentro una più generale condivisione del modello industriale del gruppo", commenta Emilio Miceli, Segretario generale di Slc Cgil -. Abbiamo combattuto coloro i quali negli anni immaginavano il ritiro di Telecom dentro il mercato domestico, assecondando tendenze di fatto liquidatorie della parte internazionale del gruppo stesso. Abbiamo apprezzato la scelta dell’attuale management di rilanciare la propria presenza in America Latina che, è bene ricordare all’Asati, è parte integrante degli investimenti dell’insieme del gruppo. Lo diciamo perché ci sembra quanto meno surreale l’idea dell’Asati che oggi insistentemente continua a chiudere lo scorporo della rete Telecom. Si tratterebbe di un passo che forse potrebbe portare un ristoro momentaneo ma illusorio agli azionisti. Di sicuro sarebbe il primo atto dello smantellamento della più grande azienda di Tlc italiana e tra le più grandi in Europa".