Telecom, Asati: “Serve una politica per sostenere investimenti”

In una lettera inviata al premier Enrico Letta e all’Agcom l’associazione lancia l’allarme: “Il rischio è che l’operatore diventi preda di altri gruppi”. E sui prezzi del rame dice: “L’Authority italiana si allinei alle richieste Ue”

Pubblicato il 27 Ago 2013

Telecom è l’unico operatore che può sviluppare in Italia la rete a banda ultralarga ma serve una politica regolamentare che renda i suoi investimenti sostenibili o il rischio è che Telecom stessa diventi preda di altri gruppi. Asati, legando il risiko delle tlc al tema delle delibere dell’Agcom sui prezzi della Rete di accesso in rame, scrive al presidente del Consiglio Enrico Letta e all’Agcom chiedendo all’Authority di allinearsi alle indicazioni della Ue modificando il provvedimento sui prezzi di accesso alla rete in rame di Telecom.

Asati si rivolge all’Agcom e ricorda ”tono e contenuti, davvero molto severi, della lettera della Commissione’‘ e teme che ”in caso di una decisione finale dell’Autorità che confermi sostanzialmente i provvedimenti notificati potrebbe anche essere avviata una procedura d’infrazione, innanzi alla Corte di Giustizia europea, contro l’Italia”. ”Un lungo “braccio di ferro” con la Commissione e con il Berec contribuirebbe, infatti, ad accrescere lo stato d’incertezza nel mercato delle telecomunicazioni nazionali, che è uno dei principali addebiti mossi dalla Commissione alla nostra Autorità”.

Per lo sviluppo della rete a banda ultra larga l’unica via – secondo Asati – è quella ”di adottare una politica regolamentare mirata a rendere effettivamente sostenibili gli investimenti dell’operatore storico nell’ammodernamento dell’unica rete di accesso, quella di Telecom Italia”. ”Telecom – prosegue l’associazione – rappresenta oggi l’unico operatore in grado di garantire al Paese una celere e concreta trasformazione della rete di accesso, dal rame alla fibra, in linea con gli sfidanti obiettivi infrastrutturali posti dall’Agenda Digitale. Altri operatori internazionali del settore favoriti da una politica regolamentare nazionale più lungimirante e intelligente – conclude Asati – oggi vanno in giro per il mondo a fare shopping di aziende in crisi e non vorremmo che proprio Telecom a breve sia preda di uno di loro come ultimo e non rifiutabile approdo”.

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