Sparkle, Metroweb, Inwit e Tim Brasil. Sono questi i temi delle raccomandazioni stilate da Asati, associazione dei piccoli azionisti di Telecom Italia, in vista del prossimo Cda del Gruppo italiano che si terrà il 13 maggio. La lettera, firmata dal presidente Franco Lombardi, contiene tutta una serie di suggerimenti per valorizzare al meglio le controllate di Telecom e i dossier più caldi.
L’asse Sparkle-Metroweb – Asati più volte si era espressa con un parere favorevole ad un accordo con Metroweb. Ora alla luce del progetto dell’Enel e di altri Operatori italiani per realizzare una rete d’accesso FTTH, nelle stesse città nelle quali TIM ha già realizzato la rete d’accesso FTTCab, e della “Strategia Italiana per la banda ultra larga” approvata dal Governo, che prevede finanziamenti pubblici sia per le aree a fallimento di mercato, sia per le aree nere e grigie che hanno già raggiunto una connettività di almeno 30 Mb/s, “Asati ritiene che oggi l’acquisizione di Metroweb, ad un prezzo ‘ragionevole’ (intorno ai 500 milioni, massimo 600), sia giustificata, poiché Tim dovrebbe essere un importante player nella realizzazione della rete NGA in Italia”. Rispetto alla modalità di acquisizione, l’associazione preferirebbe “una soluzione parte cash e parte con azioni di Sparkle, alla condizione che le due società siano valutate con gli stessi criteri, 12-15 volte l’Ebitda”. Se l’offerta mista non dovesse essere ritenuta adeguata, prosegue Asati, “la migliore soluzione per massimizzare il valore di Sparkle, dopo il successo di Inwit, è la collocazione in borsa”, con una valutazione che secondo i piccoli azionisti arriverebbe a toccare i 3,5 miliardi. Asati prende in considerazione anche un secondo scenario, che prevede la costituzione di un’unica società che realizza la rete NGA e che non richiede l’acquisizione di Metroweb da parte di Tim.
Secondo l’associazione “fino ad oggi è stato irrealizzabile per le posizioni inconciliabili dei diversi attori, è certamente più efficiente, ma richiede che il valore attribuito della rete d’accesso di Tim e ai relativi ricavi sia tale da non penalizzare Tim” e che quest’ultima “abbia, preferibilmente, il controllo della Società della rete, oppure che abbia un’adeguata quota azionaria”.
No alla “svendita” di Tim Brasil – Secondo Asati “sarebbe irragionevole solo pensare di svendere la partecipazione in TIM Brasil, che non fu venduta quando il valore era compreso tra 8 e 10 miliardi euro”. Secondo l’associazione, tra le crisi del Real e la discesa del PIL brasiliano il valore di Tim Brazil “potrebbe al massimo essere pari a 3-4 miliardi di euro”.
I piccoli azionisti avanzano il dubbio che un’eventuale vendita sia “solo di interesse per Telefonica, che ha recentemente concluso un accordo con Vivendi sulla distribuzione dei contenuti su tutto il Sud America e, per questo, la vendita potrebbe essere caldeggiata potenzialmente anche dall’attuale socio di controllo Vivendi”. Se Tim vendesse, concludono, “dopo l’Argentina, anche Brasile diventerebbe un operatore regionale destinato a languire in uno scenario di consolidamento europeo e avrebbe il ruolo di Cenerentola”.
Cessione della partecipazione di Inwit – Rispetto alla partita sulle torri, Asati ritiene quest’ultime lontane dall’essere un asset strategico, poiché “non forniscono vantaggi competitivi per il business mobile, a differenza degli edifici sedi delle centrali telefoniche, svenduti da gestioni potenzialmente dissennate nel passato”. Per questo motivo, ma anche per l’aumento seppur leggero del debito di Telecom Italia in atto dal 2013, “la vendita delle torri è certamente utile” e Asati “non comprende assolutamente le ragioni” di un possibile non decisione del prossimo Cda circa l’assegnazione della gara tra le due cordate Cellnex e Eitowers.
Tra le due offerte, secondo i piccoli azionisti, “non sembrerebbe esserci alcun dubbio che quella di Cellnex sia la migliore per Tim, per cui non avrebbe nessun senso rimandare la decisione a meno che il ritardo non serva a prendere tempo, poiché oggi è troppo evidente chi dovrebbe essere il potenziale vincitore…non perché è strategico mantenere una facility come le torri”.
Il flusso di cassa derivante dalla cessione “si potrebbe dedicare alla riduzione del debito, alla eliminazione della solidarietà dei dipendenti, che grida vendetta, e alla distribuzione di un dividendo per gli azionisti ordinari, che da tre anni non ricevono nulla anche se i top manager hanno avuto compensi stratosferici rispetto ai loro”. Se la decisione verrà rinviata, conclude Asati, “qualcuno dovrà darne conto. Perché oggi una decisione su uno scenario estremamente chiaro è giudicata inopportuna? Perché non è considerata di interesse per gli azionisti?”.