Verificare nel dettaglio il percorso regolatorio. E solo dopo, eventualmente, procedere con il progetto di scorporo della rete. Questo l’esito del cda straordinario di Telecom Italia riunitosi in serata sotto la presidenza di Franco Bernabè, al fine di esaminare l’impatto dei provvedimenti dell’Autorità di Garanzia nelle Comunicazioni – alias la proposta sulle tariffe di unbundling e bitstream – sul progetto di societarizzazione della Rete di accesso deliberato il 30 maggio.
“Nel ribadire l’importanza del progetto non solo per Telecom Italia, ma per lo sviluppo del sistema di telecomunicazioni del Paese – si legge nella nota emessa dall’azienda – il Cda ha preso atto che le incertezze introdotte dalle recenti decisioni dell’Agcom rischiano di comprometterne la fattibilità. Ha pertanto deliberato che, prima di procedere ad ulteriori fasi implementative dello stesso, sia verificata la coerenza dei contenuti e del percorso regolatorio con le assunzioni alla base del progetto”.
Immediata la reazione degli Olo: “Gli operatori telefonici, Wind, Vodafone e Fastweb, ritengono davvero sorprendente la decisione odierna del Cda di Telecom Italia di condizionare l’operazione di scorporo della rete alla verifica degli aspetti regolatori, attribuendone la responsabilità’ alla definizione dei prezzi wholesale 2013 (Ull, wlr e bitstream) da parte dell’Agcom, che ha semplicemente operato in linea con quanto prescrive la regolamentazione”. E’ quanto si legge in una nota congiunta a firma dei tre operatori.
“Con la recente decisione – continua la nota – Agcom applica infatti correttamente la regolamentazione per i prezzi del 2013, ponendosi, con questo primo segnale, in controtendenza rispetto ad anni di aumenti che hanno portato alla chiusura del mercato del fisso dominato da Telecom. L’ex monopolista resta comunque l’operatore fisso con la più alta quota di mercato e con la più alta marginalità (48%)”. “Viene da chiedersi allora – continua la nota – se quello che veniva presentato come una misura industriale necessaria per vivificare il mercato e la concorrenza, non sia stato in realtà un espediente per mettere un’indebita pressione sull’autorità indipendente di regolamentazione allo scopo di condizionarne le decisioni”.
In dettaglio l’Agcom ha tagliato da 9,28 a 8,68 euro (-6,47%) il canone mensile per l’ultimo miglio (unbundling local loop) e Telecom Italia ha stimato un impatto sui ricavi per 110 milioni di euro su base annua rispetto al 2012. La proposta dell’Authority è già stata notificata alla Commissione europea, che dovrebbe esprimersi in merito in qualche settimana.
Il mercato comunque continua a credere nel progetto di scorporo: se è vero che il titolo Telecom ha raggiunto un nuovo minimo storico in giornata quota 0,4922 euro, la chiusura in Borsa, poco prima dell’avvio del Cda è stata di 0,5035 euro (+0,1%).
Gli analisti di Equita Sim, ritengono che il progetto di spin off sarà portato avanti, “tuttavia – segnalano – una delle finalità era proprio la ricerca di una regolamentazione che incentivasse gli investimenti ed in tal senso il primo ‘supporter’ dello spin-off avrebbe dovuto essere proprio l’Authority. Al momento invece azienda e regolatore paiono piuttosto distanti”. Per Ubs, infatti, il mercato potrebbe ritenere che tale mossa abbia un impatto negativo sulla stessa capacità dell’azienda di massimizzare la valutazione della newco della rete (Opac) in un potenziale deal con la Cdp.
Secondo Banca Akros la definizione di chiari canoni per il local loop rappresenta un evidente driver per le decisioni strategiche dell’azienda. A parte l’immediato impatto sui ricavi legati alle attività Open Access, le principali implicazioni riguardano le negoziazioni sullo spin-off della rete e sulla cessione parziale. Sarà importante capire i trend futuri e in questo senso le raccomandazioni della Commissione Ue (attese per settembre) saranno cruciali. Per Bernstein ila mossa dell’Agcom da un lato rappresenta un modo per mettere pressione all’azienda al fine di giungere ad una separazione più strutturale della rete e dall’altro una sfida diretta alla Ue che si è opposta ad ulteriori tagli dei prezzi.
Agcom oggi ha chiarito in una nota che “i prezzi si riferiscono al solo 2013 e non hanno un legame diretto con quelli del triennio successivo, che sono oggetto di un distinto procedimento, né, tantomeno, influenzano la valutazione circa l’impatto dello scorporo della rete fissa sulla regolamentazione futura”.
In secondo luogo – ha puntualizzato l’Authority- le variazioni dei canoni dei servizi bistream e Wlr sono conseguenza di un adeguamento della metodologia usata nel periodo 2009-2010: per il bitstream, come previsto, si è adottato il criterio dell’orientamento al costo, rispetto al principio del retail minus. “Per il Llu, si sono registrati guadagni di efficienza da parte di Telecom Italia – precisa – nell’attività di manutenzione correttiva: ciò ha condotto alla corrispondente contrazione dei canoni Llu”.
“In terzo luogo, la futura disciplina dei servizi di accesso – in rame ed in fibra – già delineata nella delibera sottoposta a consultazione pubblica, e derivante da importanti cambiamenti della metodologia dovrà, a questo punto, tenere conto di due importanti novità – puntualizza Agcom – la proposta di scorporo avanzata da Telecom Italia il 30 maggio e la prevista entrata in vigore della Raccomandazione della Commissione europea sulla non discriminazione e la contabilità dei costi”.