E’ stato aggiornato al prossimo 9 aprile il processo milanese che vede imputato Enrico Bondi, attuale commissario straordinario dell’Ilva di Taranto, accusato di falsa testimonianza per la vicenda della microspia trovata sulla sua auto quando era Ad di Telecom Italia.
La prima udienza del processo, anche a carico dell’ex capo del personale di Telecom Roberto Maglione e davanti al giudice della quarta sezione penale Oscar Magi, è stata rinviata per un impedimento della difesa di Bondi.
La vicenda riguarda la finta cimice trovata il 20 agosto di 12 anni fa nell’auto noleggiata un paio di settimane prima a Fiumicino da Bondi, scelto da Marco Tronchetti Provera come Ad del colosso italiano delle telecomunicazioni.
Le dichiarazioni che hanno fatto scattare l’accusa di falsa testimonianza per Bondi, ex “risanatore” di Parmalat, risalgono al 12 novembre 2010, quando il manager, sentito in procura a Milano, disse di essere “assolutamente convinto che la storia della cimice non abbia avuto nessuna incidenza nella soppressione all’interno dell’azienda della posizione” del segretario generale di Telecom Vittorio Nola nel 2001.
Bondi era stato scelto come Ad del gruppo di Tlc il 31 luglio 2001 e quell’estate (il 20 agosto) nell’Audi da lui noleggiata era stata ritrovata una microspia. Stando all’inchiesta della procura di Milano sui cosiddetti dossier illegali, la cimice era stata messa dalle stesse persone che poi la trovarono, legate all’investigatore privato Emanuele Cipriani, poi sotto inchiesta insieme al capo della security di Pirelli e di Telecom Italia, Giuliano Tavaroli.
La mossa aveva lo scopo proprio di screditare Nola, che poi lasciò il gruppo, per far arrivare anche in Telecom Tavaroli, che all’epoca era in Pirelli. Secondo la procura, sia Bondi che Maglione avrebbero detto il falso nel collegare l’allontanamento di Nola nel 2001 non alla cimice ma ad un’autonoma e precedente scelta aziendale, legata all’eliminazione della struttura di Nola, ritenuta ridondante rispetto alle esigenze organizzative.