Sale l’attesa per il Cda di Telecom Italia, previsto per domani pomeriggio, dal quale dovrebbe arrivare un sostanziale via libera alla societarizzazione della rete. La data del 30 maggio per una decisione definitiva sullo scorporo di quello che è considerato un asset strategico era stata indicata una settimana fa al termine del consiglio di amministrazione della società, che aveva proseguito l’esame del percorso operativo di fattibilità del progetto. A tale scopo era stato attribuito un preciso mandato al management lo scorso 11 aprile.
Come scritto dal Corriere delle Comunicazioni, nel board dello scorso 23 maggio era emerso l’orientamento di conferire la rete in una società separata, al 100% di proprietà Telecom Italia; in una fase successiva valutare l’ingresso della Cdp e di altri azionisti ed eventualmente la quotazione in Borsa. La decisione di scorporare la rete appare dunque cosa fatta. Anche se vista la complessità dell’operazione, a partire dal perimetro industriale che verrà conferito alla newco, debito e dipendenti, richiederà probabilmente tempi non brevi. Nel frattempo andrà avanti la trattativa con Cassa depositi e prestiti ed eventualmente con altre aziende proprietarie di rete quali, Metroweb e Infratel. Più complicato appare l’ingresso nella newco di altri Olo ( l’Ad di Wind Maximo Ibarra ha espresso l’intenzione dell’azienda di mettere in campo parte delle infrastrutture proprietarie nella newco), anche perché la rete rimane comunque in capo a Telecom e non sarà così semplice che venga dato il via libera all’ingresso di un competitor nella società della rete. Anche sulla base delle trattative con Cdp verrà in un secondo momento valutato l’ingresso in Borsa della newco. Tra i nodi da sciogliere la valutazione dell’asset di rete e la governance.
Il governo, intanto, guarda con attenzione all’operazione. Nei giorni scorsi il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato ha assicurato il massimo impegno del governo “per porsi come costante e attento riferimento per tutti gli operatori economici coinvolti a garantire sia i livelli occupazionali, sia alla tutela della sicurezza della rete e dello sviluppo tecnologico del Paese”.
“Sono tre le linee direttrici del governo – ha spiegato il ministro – la certezza che la rete di Tlc è un asset strategico per la crescita dell’intero sistema paese; la considerazione che l’azienda è autonoma, privata e quotata in borsa; e il ruolo assunto dalla Cdp i cui investimenti devono risultare profittevoli in un ottica di crescita e sviluppo del Paese”.
Il tema della separazione della rete di accesso di Telecom Italia, ha sottolineato Zanonato, “è un argomento molto delicato. E il problema della possibilità per lo Stato di intervenire con poteri speciali è stato, come noto, oggetto di una procedura di infrazione Ue. Non è stato ancora varato il previsto decreto del presidente della Repubblica che deve individuare le attività di rilevanza strategica oggetto di applicazione delle previste tutele. Resta fermo tuttavia il potere dello Stato di intervenire a tutela di interessi essenziali per lo sviluppo infrastrutturale del Paese”. Telecom Italia è “soggetta a una serie di obblighi regolamentari stabiliti dall’Agcom con proprie delibere peraltro in sede di revisione”.
Per Zanonato assume particolare significato “l’articolo 50-ter del codice delle comunicazioni elettroniche che disciplina l’ipotesi di separazione volontaria di un’impresa verticalmente integrata, stabilendo che l’azienda deve informare l’Autorità nel caso in cui intenda trasferire i suoi beni relativi alla rete di accesso o una parte significativadegli stessi a un soggetto giuridico separato sotto controllo di terzi”.
Secondo gli analisti i tempi di realizzazione dello spin off saranno lunghi. Bernstein ritiene che “la via per il completamento dell’operazione sulla rete sarà lunga e complessa e molto dipende dalle negoziazioni con il regolatore”. I conflitti all’interno del board di Telco poi “rendono l’esito imprevedibile”. Infine, gli analisti citano l’incerto contesto politico: “non ci aspettiamo che il Governo duri molto e pensiamo che il rischio di sostituzione con un Esecutivo decisamente meno interessante sia elevato”. Quanto infine a un’intesa con Hutchison Whampoa, “le questioni di governance sembrano essere di ostacolo, con potenziali conflitti di interessi sempre più scomodi sia per il management di Telecom che per il Governo italiano” alla luce dei contrasti tra i soci di Telco sul tema.
Gli analisti di Berenberg, invece, si aspettano che il Cda del gruppo approvi la separazione della rete come primo passo verso la creazione di una business unit, nello stile di Openreach, responsabile dello sviluppo della rete d’accesso locale in Italia. “A questo stadio non ci aspettiamo notizie riguardo la quota che sarà venduta alla Cdp, nonostante si parli ancora di questa opzione e probabilmente verrà portata a termine. Dal punto di vista degli investitori, il vero upside ci sarà solo qualora Telecom riesca a trovare qualcuno interessato ad investire nella nuova business unit in cambio di cassa per ridurre il debito netto del gruppo”, implicando quindi una valutazione superiore ai livelli attuali, hanno commentato gli esperti. Inoltre dalla casa d’affari credono che questa mossa possa portare dei benefici al merito di credito di Telecom. “Per concludere il prossimo passo sarà la separazione finanziaria del business della rete, il secondo sarà il deal con Cdp per la vendita del 20-25% della quota per 2 miliardi. Questo potrebbe essere significativo per l’azione in base al prezzo e al trattamento da parte delle agenzie di rating”, dicono gli esperti.